Il papà di Nicolò Zavetta racconta l’ultima telefonata fatta da suo figlio ai genitori, poco prima della tragedia della Marmolada.
Nicolò Zavatta è un giovane di 22 anni, e faceva parte del gruppo di alpinisti travolti da una valanga durante la tragedia avvenuta nella Marmolada domenica scorsa. Il papà di Michele ha raccontato, durante un’intervista, che il loro giovane figlio li ha telefonati prima che succedesse il disastro.
Michele, il padre di Nicolò ha raccontato: «Io e mia moglie siamo grati di aver cresciuto un ragazzo come lui». I ricercatori sono ancora a lavoro per ritrovare l’ultimo corpo, che con molta probabilità potrebbe appartenere a Nicolò Zavetta. Il papà del giovane ha parlato di suo figlio, raccontando chi era la sua passione per la musica. Poi, ha parlato della telefonata fatta dal giovane.
Nicolò, un ragazzo appassionato di musica
Michele ricorda suo figlio, spiega che era appassionato di musica. «Già a due anni e mezzo aveva chiesto a Babbo Natale una chitarra. Ha preso a suonare e non ha smesso più. Ma, soprattutto, è stato una vita a seguire concerti. Amava la musica dal vivo: David Gilmour, Deep Purple, Litfiba e, in particolare, Ligabue. Siamo stati tante volte a seguire i concerti live».
La telefonata
Poi, racconta della telefonata fatta dal figlio, spiegando che «Per la precisione ci ha telefonato alle 13,21. Era assieme agli altri a pian dei Fiacconi, sereno e in sicurezza. Non erano andati su, a Punta Penia, perché era una giornata di addestramento e formazione. Loro stavano facendo un esercizio di salvamento su un crepaccio. Nicolò voleva diventare alpinista e si stava formando per questo».
Al momento della telefonata, il giovane 22enne, secondo quanto riferito dal suo papà, si trovava «Con Paolo Dani, che era la guida, con Filippo Bari e Riccardo Franchin, che si è salvato. Anche se aveva 22 anni, lo scorso anno era già stato sul Monte Rosa, sempre con Paolo. Lui si stava preparando per l’alpinismo e Paolo Dani era una guida espertissima. Andavano spesso insieme, e più di una volta avevano anche cambiato il programma o rinunciato all’uscita perché, secondo Paolo, non c’erano le condizioni di sicurezza. Noi, quando andava su con Paolo, eravamo tranquillissimi, perché sapevamo quanto era attento e scrupoloso».