Il quotidiano indipendente Meduza ha pubblicato un’indiscrezione che arriva dal Cremlino: ecco con chi vorrebbero sostituire Putin.
Il supporto di Putin, tra le alte cariche della politica russa, starebbe piano piano scemando. Il problema? L’operazione militare in Ucraina non sembra essere andata secondo i piani, in quanto il leader del Cremlino non è riuscito in breve tempo a conquistare la patria di Zelensky. Da ciò, sembrerebbe che gli alti dirigenti del Cremlino stiano puntando ad una strategia inaspettata: un repentino cambio al vertice. Putin fuori, dentro il sindaco di Mosca Sergej Sobyanin. Si parla anche di altri due possibili nomi, ovvero il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, e il vice capo di stato maggiore Sergej Kirienko. Ma avverrà realmente, questo clamoroso scambio?
L’indiscrezione
È il quotidiano indipendente Meduza a far trapelare quest’indiscrezione. Stando ad una fonte autorevole, “non è che stanno preparando un golpe o che siano in atto un complotto. È un sentimento generale che fa ritenere che Putin, in un futuro abbastanza ravvicinato, non gestirà più il Paese. I membri dell’élite, i componenti del governo, gli oligarchi che un tempo gli erano molto vicini e soprattutto la comunità imprenditoriale, sono molto insoddisfatti per quanto sta succedendo, preoccupati per una guerra che è stata portata avanti in maniera irresponsabile, senza tenere conto dell’entità delle sanzioni”.
Ma non finisce qui. Anche i rapporti con l’Europa del presidente russo sembrano aver irretito gli animi dell’aristocrazia russa. “È impossibile convivere con sanzioni simili – ha dichiarato al quotidiano indipendente Meduza un’altra fonte autorevole vicina al Cremlino – I problemi provocati dalla guerra sono già evidenti, e in piena estate sarà un disastro in tutte le direzioni: trasporti, medicine, persino agricoltura. Nessuno ha pensato a una tale scala di impatto. Si dice che il malcontento sia condiviso sia tra quelli più vicini a Putin che vogliono che la guerra continui, sia tra quelli che preferiscono cercare una via d’uscita a questo conflitto che si annuncia lungo e dispendioso in termini economici, ma anche di vite umane”.