Il Financial Times alza il polverone, lo scandalo Vaticano tocca anche Giuseppe Conte. Lavorò a un accordo con un fondo poi indagato. E c’è il sospetto del conflitto di interessi.
Non solo Russiagate, per Giuseppe Conte c’è anche il problema della scandalo Vaticano. Secondo il Financial Times, il futuro presidente del Consiglio avrebbe lavorato per un fondo poi indagato dal Vaticano.
Scandalo Vaticano, Giuseppe Conte chiamato in causa dal Financial Times
Nel dettaglio, riferisce il Financial Times, Giuseppe Conte sarebbe stato ingaggiato dal gruppo Fiber 4.0 per una consulenza legale. Nel gruppo rientra anche l’Athena Global Opportunities Found, sostentuto dal Segretariato di Stato vaticano.
Secondo il Financial Time, il fondo era al lavoro per l’acquisizione o comunque il controllo delle Retelit, una compagnia italiana di telecomunicazioni. L’operazione si concluse con un nulla di fatto vistoche il Fondo, trinato dalla Athena Global Opportunities Found di Raffaele Mincione, concluse l’affare con la tedesca Shareholder Value Management e la compagnia di telecomunicazioni libica.
E qui entra in gioco il futuro Presidente del Consiglio. Nella sua consulenza Giuseppe Conte, secondo il FT, avrebbe fatto sapere che il voto degli azionisti sarebbe stato nullo se Retelit fosse stata collocata sotto le regole del golden power, un termine che avremmo iniziato a conoscere durante il secondo governo Conte.
Palazzo Chigi, “Nessun conflitto di interessi per Giuseppe Conte”
Da Palazzo Chigi hanno voluto far sapere che per Conte non si profila nessun caso di conflitto di interessi. “Quanto ai fatti riferiti dal Financial Times si precisa che Conte ha reso solo un parere legale e non era a conoscenza e non era tenuto a conoscere il fatto che alcuni investitori facessero riferimento ad un fondo di investimento sostenuto dal Vaticano e oggi al centro di un’indagine“, fanno sapere da Palazzo Chigi.
“Nei primi giorni del maggio 2018 l’allora avvocato Conte ha ricevuto dalla società Fiber 4.0 l’incarico di scrivere un parere pro veritate circa il possibile esercizio, da parte del governo, dei poteri di golden Power nei confronti della società Retelit. In quel momento, ovviamente, nessuno poteva immaginare che, poche settimane dopo, un governo presieduto dallo stesso Conte sarebbe stato chiamato a pronunciarsi proprio sulla specifica questione oggetto del parere”.
“Per evitare ogni possibile conflitto di interesse, il presidente Conte si è astenuto anche formalmente da ogni decisione circa l’esercizio della golden Power. In particolare non ha preso parte al Consiglio dei Ministri del 7 giugno 2018 astenendosi formalmente e sostanzialmente da qualunque valutazione. Si fa presente che in quell’occasione il presidente conte era impegnato in Canada per il G7. Pertanto non esiste nessun conflitto di interesse […]”.