L’attivista antifascista Ilaria Salis affronta il processo in Ungheria con accuse di aggressione, presentandosi in aula in catene.
A Budapest è iniziato il processo a carico della 39enne Ilaria Salis, l’insegnante italiana accusata di aver aggredito due estremisti di destra. L’attivista antifascista di Milano, in carcere in Ungheria da quasi un anno, in Aula ecco è comparsa in catene, con le manette ai polsi e i piedi legati da ceppi di cuoio con lucchetti. Per la donna sono stati chiesti oltre dieci anni di reclusione.
Il caso di Ilaria Salis
L’attivista milanese Ilaria Salis è stata accusata di lesioni aggravate ai danni di due neonazisti, per cui l’11 febbraio 2023 è stata incarcerata in Ungheria. La 39enne, che adesso rischia oltre dieci anni di reclusione, è stata imputata assieme ad altri due cittadini tedeschi.
In particolare, Salis è accusata di aver partecipato a un’aggressione durante il “Giorno dell’onore”, un raduno che attira migliaia di estremisti di destra a Budapest per commemorare un battaglione nazista. Le autorità ungheresi sostengono che la donna faccia parte di un gruppo organizzato e che avrebbe pianificato le aggressioni: accuse che Salis continua a negare.
Un’immagine forte in Aula
Ilaria è detenuta in “detenzione preventiva” in un carcere di massima sicurezza da ormai quasi un anno. In queste ore ha avuto inizio il processo a suo carico nel Tribunale di Budapest, dove Ilaria Salis è arrivata trascinata da una catena e sorvegliata da agenti di polizia in giubbotto antiproiettile e passamontagna.
Un’immagine forte che ha suscitato reazioni e preoccupazione. La scena, infatti, ha evidenziato le severe misure di sicurezza adottate dal tribunale ungherese. L’imputata si è dichiarata non colpevole di fronte alle accuse. Anche il suo legale, Gyorgy Magyar – noto per il suo impegno nei diritti umani – ha affermato che non ci sono prove concrete della partecipazione di Salis all’aggressione.
Durissime anche le parole del padre della Salis. Il signor Roberto si è esposto: “Mia figlia viene trattata come un animale”. E ancora sul comportamento dell’Italia e dell’ambasciata: “L’ambasciata italiana ha partecipato credo ad almeno quattro udienze in cui mia figlia è stata portata in queste condizioni davanti al giudice. Gli unici che lo sapevano, e che non hanno detto nulla, sono le persone dell’Ambasciata italiana in Ungheria, a Budapest”, ha aggiunto a Quarta Repubblica.
Dello stesso avviso amche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Questa volta mi sembra che si sia ecceduto”.
Tajani chiosa: “Rispettare i diritti!”
Proprio il vicepremier e ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha chiesto al governo ungherese di assicurare che i diritti di Ilaria Salis siano rispettati secondo le normative comunitarie. A Bruxelles, il ministro ha chiesto infatti al suo omologo ungherese Peter Szijjarto “un trattamento rispettoso delle regole e della dignità della persona, eventuali soluzioni alternative alla detenzione”.
La famiglia dell’attivista, nei giorni scorsi, ha lanciato una petizione per la sua liberazione e ha denunciato le condizioni di detenzione, chiedendo più volte l’intervento delle autorità italiane. La situazione è poi cambiata in parte dopo il colloquio del padre di Ilaria col ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
Da capire quali saranno i prossimi passi della Farnesina che, fino ad oggi, secondo alcuni, sembra non essersi messa in moto in modo efficace per risolvere la situazione.