Tensioni di governo, incontro tra Di Maio e Giorgetti
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Direttore: Alessandro Plateroti

Tensioni nel governo, lungo vertice tra Di Maio e Giorgetti

Luigi Di Maio

Lungo incontro tra Luigi Di Maio e Giancarlo Giorgetti, i due uomini del momento per quanto riguarda la scena politica.

Le ombre della crisi aleggiano sul governo Draghi dopo l’elezione del Presidente della Repubblica. Il premier deve fare i conti con una maggioranza divisa e con forze politiche con allarmanti fratture interne. In casa Movimento 5 Stelle si avvicina il momento della resa dei conti tra Conte e Di Maio e in casa Lega si studiano con attenzione le mosse di Giorgetti, da tempo ai margini dell’esecutivo. In questo contesto è andato in scena un lungo incontro tra i due uomini del momento, ossia Di Maio e Giorgetti.

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Incontro tra Giorgetti e Di Maio al Mise, lo spettro della crisi aleggia sul governo Draghi

Come riferito dall’Adnkronos nella giornata del 2 febbraio, negli uffici del Ministero dello Sviluppo Economico sarebbe andato in scena un lungo vertice tra Luigi Di Maio e Giancarlo Giorgetti, con il secondo che non ha preso parte al Cdm che ha approvato il nuovo decreto Covid. Decreto che, per inciso, non p stato votato dai delegati della Lega, i quali hanno fatto sapere di ritenere discriminatorie le nuove regole sulla scuola.

Ma la vera domanda è: di cosa hanno parlato Di Maio e Giorgetti? Secondo alcuni osservatori i due starebbero mettendo a punto il piano per sfilarsi dal governo, ma questo avrebbe delle conseguenze allarmanti. Un passo di questo tipo segnerebbe la rottura di Giorgetti e Di Maio con le rispettive forze politiche. Parliamo di due profili che, stando alle ricostruzioni, avrebbero lavorato per portare Mario Draghi al Colle. I due qualcosa in comune ce l’hanno, evidentemente. Resta da capire cosa vorranno fare ora, in questo delicato post-elezioni.

Luigi Di Maio
Luigi Di Maio

I dubbi sulla tenuta del governo

Per quanto riguarda la tenuta del governo, molti ritengono significativo il fatto che la Lega abbia deciso di non votare il primo provvedimento post-elezione del Presidente della Repubblica.

Quello di Salvini potrebbe essere letto come uno strappo per mandare un messaggio alla coalizione di Centrodestra e per mandare un messaggio anche agli elettori, che hanno iniziato ad avvicinarsi a Fratelli d’Italia, sentendosi più rappresentati da Giorgia Meloni che dal leader della Lega, che da quando è entrato nel governo si trova in una posizione decisamente scomoda. Da una parte deve mostrare responsabilità per non diventare il responsabile di una crisi di governo in un momento di crisi, dall’altra deve difendere la sua leadership nel partito e nella coalizione di Centrodestra. In poche parole, da quando il leader ha deciso di sostenere il governo Draghi, la Lega va avanti a compromessi. Come ha provato a fare Salvini cercando un candidato Presidente della Repubblica che potesse andare bene alla maggioranza di governo e alla coalizione di Centrodestra. Tentativo che si è concluso con la rielezione di Sergio Mattarella. Che per la Lega non può che rappresentare una sconfitta.

Non solo. Scrollatosi di dosso il peso dell’elezione del Presidente della Repubblica, Mario Draghi, rimasto a Palazzo Chigi, sembra meno incline alla politica del compromesso. In effetti non ha più un valido motivo per cercare l’approvazione di tutte le forze politiche ogni volta che si discute di un nuovo provvedimento. Quindi ora si fa come dice Draghi, almeno fino a quando ci sarà una maggioranza di governo. E il rischio è che questa maggioranza possa presto andare in frantumi.

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ultimo aggiornamento: 3 Febbraio 2022 11:16

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