Ieri il discorso del presidente russo alla nazione è stato pieno di simboli e retorica della sua propaganda.
Il presidente Vladimir Putin ieri ha tenuto un discorso allo stadio Luzhniki di Mosca accolto con ovazioni e applausi dai suoi sostenitori. Oltre 200mila persone presenti a festeggiare la cerimonia di riunificazione della Crimea con la Russia avvenuta nel 2014. Uno stadio pieno di bandiere russe con delle Z latine attaccate che sventolavano alla madre patria e ascoltavano il discorso dello zar russo pieno di retorica propagandistica. E nonostante urlino «Per un mondo senza nazismo! Per la Russia! Per il presidente!» questa liturgia ricorda quella dei discorsi di Hitler circondato da una folla che agitava svastiche. Non ci sono svastiche ma Z.
La lettera Z è diventato il simbolo di Putin e dei suoi sostenitori. Abbiamo visto carri armati e palazzi segnati da questa lettera non in cirillico ma anche episodi come quello del ginnasta russo Ivan Kuliak che ha attaccato la lettera Z alla sua maglia ai Mondiali di Doha sul podio al fianco del ginnasta ucraino, o come il corpo di ballo del teatro di Donbass che ha creato una Z durante uno spettacolo. Molte persone hanno aggiunto una Z nella bio dei loro profili social. Un vero e proprio simbolo di appartenenza alla causa putiniana. La Z starebbe per Za pobedu, ovvero per la vittoria. Ma c’è chi ritiene anche che la lettera latina si riferisca a Zapad ovvero Ovest per indicare la direzione della guerra, nei confronti dell’Occidente.
“Z”: Il simbolo della propaganda di Putin
Ma La Z non era l’unico simbolo presente ieri allo stadio di Mosca. Anche un vecchio simbolo della Russia zarista, il nastro di San Giorgio. I conduttori della diretta infatti avevano appuntata la «Z» anche sul petto, con i colori del nastro di San Giorgio (arancione e nero), divenuto otto anni fa simbolo del ritorno della Crimea. Nel suo discorso inoltre Putin sottolinea che la data dell’inizio dell’invasione ucraina (che lui definisce operazione speciale) ha coinciso con l’anniversario della nascita di Ushakov, che non ha mai perso una battaglia. «Le tempeste portano alla gloria della Russia. Così è stato allora! Così è oggi! E così sarà sempre!», ha concluso.