Kiev, truppe costrette a ritirarsi da Severodonetsk
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Direttore: Alessandro Plateroti

Kiev, truppe costrette a ritirarsi da Severodonetsk

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Le truppe di Kiev si ritireranno a Severodonetsk a patto che i militari russi garantiscano l’incolumità dei civili ucraini nei bunker.

La città di Severodonetsk è ridotta in macerie. Il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk, Sergey Gaidai, ha annunciato: “Non ha senso rimanere lì, il numero dei morti aumenta, si sposteranno in nuove postazioni fortificate”. I militari ucraini situati nello stabilimento chimico Azot di Severodonetsk si arrenderanno solo se i russi garantiranno l’incolumità dei civili. Inoltre, anche il governatore ucraino dell’Oblast, Sergiy Gaidai, parlava di un eventuale ritiro.

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La volontà di arrendersi delle truppe di Kiev

Secondo una fonte del Tass, “I militanti del battaglione Aidar che si sono stabiliti sull’Azot, secondo le informazioni disponibili, hanno espresso la loro disponibilità a smettere di resistere e arrendersi. Le condizioni che hanno proposto sono un cessate il fuoco e un’uscita sicura dalla zona industriale per i civili, quindi sono presumibilmente pronti a deporre le armi e ad arrendersi”. Ancora non è noto quale sia il numero dei civili ucraini segregati all’interno dei bunker presidiati dai russi.

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In questo clima, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha scritto su Twitter che “L’Ucraina è grata al presidente Usa, Joe Biden, e al popolo statunitense per la decisione di fornire un ulteriore pacchetto di aiuto da 450 milioni di dollari nel settore della difesa“. E continua: “Questo sostegno, inclusi gli ulteriori lanciarazzi Himars, è ora più importante che mai. Grazie agli sforzi congiunti libereremo la terra ucraina dall’aggressore russo!”.

Gaidai: “non ha senso rimanere lì, il numero dei morti aumenta”

Il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk, Sergey Gaidai, ha dichiarato al notiziario Ukraina 24: “Le truppe ucraine dovranno ritirarsi da Severodonetsk, c’è un ordine in tal senso. Non ha senso rimanere lì, il numero dei morti aumenta, si sposteranno in nuove postazioni fortificate”. La città è stata “quasi ridotta in macerie. Tutte le infrastrutture cruciali sono state distrutte. Il 90% della città è danneggiato, l’80% delle case dovrà essere demolito”.

“La recente visita a Kiev di Macron, Draghi e Scholz, insieme con il premier romeno, è stata il punto di svolta per la candidatura dell’Ucraina nell’Unione Europea. Prima di allora la situazione era molto fragile”. Sono queste le dichiarazioni del ministro degli Esteri ucraino, Dmitry Kuleba.

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ultimo aggiornamento: 24 Giugno 2022 11:37

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