Il no improrogabile all’indirizzo di Conte. Sì a Calenda, Renzi e agli ex ministri di Forza Italia. L’idea di Letta sulla coalizione del PD.
Questa l’immagine di Letta, riguardo le sembianze che la nuova coalizione del PD dovrebbe avere. L’obiettivo? Costruire, alla luce delle elezioni del 25 settembre, “un campo largo che guarda più al centro che alla sinistra e che dovrebbe chiamarsi Democratici e progressisti”.
Intervistato da Repubblica, Letta ha espresso quali saranno le possibili alleanze del Partito Democratico e quali i temi principali della campagna elettorale: “Nelle prossime due settimane, parleremo con tutti coloro che sono interessati e disponibili a costruire un progetto politico vincente e che sia nel solco condiviso dalle forze che hanno dato la fiducia al governo Draghi. Ecco, il riferimento a Draghi è il perimetro della serietà e del patriottismo, la base di partenza”.
La coalizione
Il fisionomia della coalizione si delineerà meglio nelle settimane successiva, ma lo l’obiettivo di Letta è quello di imbarcare sia l’ala sinistra che i centristi. Potrebbe essere incluso Carlo Calenda: “Di tutti i protagonisti possibili, è il più consistente dal punto di vista dei numeri e ha svolto in Europa un lavoro interessante e in parte condiviso. Discuteremo con lui con spirito costruttivo”. Nell’elenco, anche Speranza: “È una delle personalità che spero possano candidarsi nella lista aperta del Pd. Glielo chiederò”.
Benvenuti anche Di Maio, Renzi e agli ex ministri di Forza Italia: “Lo dico anche a coloro che a casa mia storcono il naso. Non si tratta di far entrare Gelmini, Carfagna e Brunetta nel Pd, ma di tre persone che hanno dimostrato grande coraggio, lasciando il certo per l’incerto, e un seggio garantito, perché in dissenso con un centrodestra guidato dai nazionalisti e dagli antieuropeisti”. Ma che ruolo giocherà Conte in tutto ciò? “Il percorso comune si è interrotto il 20 luglio e non può riprendere, è stato un punto di non ritorno. Lo avevo avvertito che non votare la prima fiducia sarebbe stato lo sparo di Sarajevo”.