Lunga letterina ad effetto di Luciana Littizzetto al ministro Carlo Nordio nel corso della trasmissione ‘Che Tempo Che Fa’.
Nel consueto appuntamento con ‘Che Tempo Che Fa’ sul Nove con Fabio Fazio, non è mancato l’intervento di Luciana Littizzetto e la sua letterina. La comica si è rivolta senza giri di parole al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per affrontare un tema molto serie come quello della situazione delle carceri italiane.
La letterina di Luciana Littizzetto a Nordio
Tra i primi passaggi della letterina della Littizzetto, come sempre, molta ironia: “Caro Nordio, Nordio come il Polo Nordio. Caro Carlo, Fratello d’Italia, devoto ministro della Repubblica italiana, uomo di spessore […]”.
Parole a cui hanno fatto seguito dei passaggi anche su Meloni e Salvini: “Bel tocco di toga né rossa né nera, diciamo toga melange. Tu che siedi dietro una scrivania che è riuscita a passare da Togliatti a Bonafede senza cadere in depressione. Tu che devi dividerti tra Meloni e Salvini, fra la ‘presidenta de noaltri’ e il barbaro col mojito, hai tutta la mia solidarietà umana […]”.
Frasi che hanno portato la comica ad arrivare poi al nocciolo della sua lettera: “E quindi con tutta la delicatezza che posso, questa sera vorrei parlarti di carcere“.
L’affondo sulle carceri italiane
La Littizzetto è stata molto diretta come sempre: “Questa settimana purtroppo un altro ragazzo si è tolto la vita. Sono già 26 i suicidi nei primi 72 giorni di questo 2024, uno ogni tre giorni. Dati tra i più alti di sempre. Ma in carcere non muoiono soltanto i detenuti ma anche i dipendenti del corpo di polizia penitenziaria”.
“Caro Nordio. Ti scrivo, perché sento che questa è una vera e propria crisi umanitaria. Non ho una soluzione, ma so che qualcosa si può e si deve fare. In carcere ci vanno i cattivi, quelli che hanno sbagliato, che hanno fatto del male e che devono pagare per fare giustizia alle vittime della loro prepotenza e della loro violenza. E tutti noi vogliamo tornare a casa tranquilli e non vivere come dentro ‘I guerrieri della notte’. Però non basta stipare le mele marce e poi dimenticarsene“.
Il senso del messaggio della comica si completa nella parte finale dove la donna ha chiesto “dignità” per i detenuti e non solo.
“Perché un ambiente carcerario senza dignità, affollato, con 10mila detenuti in più rispetto ai posti letto, con direttori che cambiano di continuo, con una carenza di personale qualificato, senza prospettive e senza possibilità di reinserimento, non crea più sicurezza, anzi, crea più insicurezza per tutti […]”.