Macchine brutte da tutto il mondo: dall'Alfa ARNA alla Pontiac Atzek
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Direttore: Alessandro Plateroti

Macchine brutte da tutto il mondo: dall’Alfa ARNA alla Pontiac Atzek

Macchine Brutte

Alcune macchine brutte hanno fatto epoca, per un motivo o per l’altro: dall’estetica sperimentale al flop di vendite. Ecco una carrellata dei modelli meno attraenti prodotti in Italia e all’estero.

Le automobili, specie quelle d’epoca, possono diventare veri e propri oggetti di culto, per via dello stile fortemente personale o grazie al fatto di essere state rappresentative di un momento storico ben preciso. Ma, come si suol dire, non tutte le ciambelle riescono con il buco e non sempre un’auto passa alla storia per essere particolarmente ben riuscita. Se da un lato il passato dell’industria delle automotive è ricca di nomi leggendari, è altrettanto vero che non mancano di certo gli esempi di macchine brutte: alcune sono state dei clamorosi flop di mercato, altre invece hanno registrato ottimi riscontri di vendita puntando su altri fattori rispetto all’estetica.

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Auto italiane brutte

L’industria italiana dell’auto è famosa in tutto il mondo, grazie a marchi d’eccellenza quali Ferrari, Lamborghini, Maserati e altri. Ciononostante, anche nel nostro paese sono state concepite tante macchine brutte. A godere di una nomea non particolarmente lusinghiera in tal senso è la FIAT: molti dei modelli prodotti dal Lingotto vengono considerati quantomeno discutibili dal punto di vista estetico.

  • La FIAT Multipla è una monovolume compatta prodotta in due serie tra il 1998 ed il 2010; la prima generazione catturava l’attenzione soprattutto per il frontale, diviso in due da una sorta di ‘gradino’ tra cofano e parabrezza. Considerando il segmento di appartenenza, la Multipla puntava anzitutto sulla funzionalità e la capienza dell’abitacolo; di contro, nel 2017, il Time l’ha inserita nell’elenco delle 50 peggiori auto di tutti i tempi.
  • La FIAT Duna, prodotta a cavallo tra gli anni Ottanta e i primi anni Novanta, venne concepita anzitutto per il mercato sudamericano dove avrebbe dovuto fronteggiare la concorrenza tedesca. Questa anonima berlina, offerta sia in configurazione tre volumi che station wagon, era nient’altro che una versione ‘allungata’ della prima serie della FIAT Uno (1983). Pur essendo in linea con lo stile dell’epoca e di alcuni modelli coevi o di poco successivi (Argenta, Regata, Tempra e Croma), la Duna viene considerata la ‘regina’ delle macchine FIAT brutte; ciò non ha impedito all’ACI di inserirla, nel 2013, nel novero delle auto di interesse storico.
  • Alfa Romeo ARNA. Berlina due volumi prodotta tra il 1983 ed il 1987, la ARNA nacque dalla (non felice) collaborazione tra il marchio del Biscione e la Nissan: il nome, infatti, è l’acronimo di Alfa Romeo Nissan Auto. Assemblata a Pratola Serra, l’ARNA univa un anonimo frontale Alfa Romeo alla mediocre carrozzeria di una Nissan Pulsar N10: il risultato fu un flop senza precedenti (ne vennero realizzate poco più di 50mila esemplari) che fallì totalmente l’obiettivo di competere con la VW Golf e altre berline di successo come la FIAT Ritmo o la Lancia Delta.
  • Lancia Beta (Trevi e HPE). Nel 1972, la Lancia mandò in pensione la Fulvia e la sostituì con la Beta, prodotta in varie configurazioni fino al 1984. Dopo le versioni berlina e coupé, nel 1980 viene proposta la variante ‘Trevi‘ (ossia tre volumi), caratterizzata soprattutto dai grandi fanali anteriori (gli stessi della Lancia Gamma); intanto, già dal 1975 era in produzione la HPE (High Performance Estate), ovvero una versione familiare della Beta. Entrambe le versioni non ebbero particolare successo: assieme, superarono di poco i 100mila esemplari prodotti.
  • Lamborghini LM 002. A listino tra il 1986 ed il 1993, questo fuoristrada soprannominato ‘Lambo Rambo‘ è forse di quanto più lontano rappresenti una Lamborghini nell’immaginario collettivo. Lungo 4.9 metri, l’LM 002 era un veicolo da off road a 4 porte, prodotto in 301 unità che sviluppava in un modello di serie gli elementi presenti in due prototipi degli anni Settanta (Lamborghini LM 001 e Lamborghini Cheetah); viene considerato l’antesignano dell’Hummer.
  • Maserati Biturbo. Malgrado una carriera lunga più di un decennio (1982 – 1992) la ‘Biturbo’ rappresenta una pagina buia della storia del Tridente. Nata in un momento di forti difficoltà economiche, questa berlina tre volumi fu voluta da Alejandro De Tomaso. L’imprenditore argentino avrebbe voluto produrne 5.000 unità l’anno ma le cose andarono diversamente e, specie negli USA, dove alcuni modelli presero fuoco, la Maserati Biturbo gode di una pessima reputazione.
Macchine Brutte
Fonte immagine: https://it.wikipedia.org/wiki/File:Pontiac_Aztek_IMG_20180408_125514.jpg

Auto straniere brutte

Anche il mercato internazionale ha spesso offerto esempi di auto brutte, tra le quali ‘spiccano’ numerosi modelli americani e tedeschi, sia contemporanei che vintage.

  • Pontiac Aztek. Prodotto tra il 2001 ed il 2005, questo SUV di taglia media trova posto in ogni classifica riguardante le macchine più brutte al mondo. Il frontale con i doppi gruppi ottici e l’andamento peculiare del posteriore sono gli elementi tipici di questo crossover non particolarmente fortunato. Ad ogni modo, la Aztek si è conquistata un posto d’onore nella cultura pop del nuovo millennio anche grazie alla serie tv Breaking Bad, in cui il protagonista (Walter White) guida una Pontiac Aztek verde acqua.
  • Aston Martin Lagonda. La Casa di Gaydon è sinonimo di lusso ed eleganza ma la ‘Lagonda‘, una berlina tre volumi prodotta in soli 645 esemplari tra il 1976 ed il 1989 fa decisamente eccezione. Lunga oltre 5 metri, con un profilo che ricorda le enormi berline americane degli anni anni Settanta, la Lagonda si distingue per l’anteriore allungato che culmina in un frontale insolitamente sottile.
  • Ford Scorpio. Tra le macchine americane brutte, la seconda serie dell’ammiraglia dell’Ovale Blu merita di certo una menzione speciale. Prodotta tra il 1994 ed il 1999 presso lo stabilimento Ford di Colonia, la Scorpio era una berlina tre volumi che presentava un’insolita calandra tondeggiante; anche i gruppi ottici anteriori – più piccoli rispetto alla prima serie – erano di forma arrotondata e davano all’anteriore un aspetto non certo accattivante.
  • Plymouth Prowler. Risalente al 1997, questo modello dal design simile ad una hotrod non ebbe particolare fortuna. Ne vennero prodotti poco più di 11mila esemplari fino al 2002; la linea stilistica vintage (con le ruote anteriori parzialmente scoperte) si abbinava ad un V6 da 3.5 litri in grado di erogare 250 CV.
  • Chrysler PT Cruiser. Sulla scorta del debutto della Prowler, nel 2000 la Chrysler lancia una berlina 5 porte dalla linea vagamente retrò che richiama, seppur in maniera meno evidente, il design delle hatchback anni Trenta. Prodotta anche in versione cabrio, è uscita dai listini nel 2010.

Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/harry_nl/13452836975

Fonte immagine: https://it.wikipedia.org/wiki/File:Pontiac_Aztek_IMG_20180408_125514.jpg

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ultimo aggiornamento: 8 Febbraio 2019 15:32

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