La storia del settore automobilistico è ricca di macchine strane, modelli più o meno sperimentali divenuti famosi per la bizzarria delle soluzioni stilistiche.
La sperimentazione è una delle caratteristiche che contraddistingue il settore automobilistico. La ricerca di soluzioni tecniche ed estetiche ardite ha spesso portato alla nascita di modelli rivoluzionari; di contro, spesso lo slancio verso l’innovazione ha partorito esemplari di scarso successo, flop commerciali e macchine strane, ricordate solo ed esclusivamente in quanto tali. Vediamo di seguito quali sono i modelli di auto più stravaganti mai prodotti fino ad ora.
Le macchine italiane strane
Forte di una tradizione automobilistica di lungo corso, anche l’Italia contribuisce a numerose classifiche relative alle auto più strane al mondo, tanto con alcuni prototipi quanto con vetture di serie.
- Ferrari 512S Modulo. Concept car disegnata da Paolo Martini, viene presentata al pubblico nel 1970 in occasione del Salone dell’Auto di Genova. Il modello si caratterizza per il design futuristico che la rende molto simile ad una navicella spaziale, grazie ad un profilo omogeneo che corre dal parabrezza al posteriore; il prototipo ispirerà la Ferrari 512S che nel 1970 prese parte al Campionato del mondo Sportprototipi.
- Lancia Stratos HF Zero. Anche questo prototipo risale al 1970; il design, a cura di Marcello Gandini, si caratterizza per le linee futuristiche ed estreme; dal modello realizzato dalla carrozzeria Bertone e presentato al Salone dell’Auto di Torino, verrà derivata la Stratos HF che prenderà il posto della Fulvia nei campionati mondiali di rally dal 1973 al 1976.
- FIAT Multipla. Inclusa in quasi tutte le classifiche delle auto più brutte di sempre, la monovolume del Lingotto esordisce sul mercato nel 1998 spiccando fin da subito per il design quantomeno particolare, soprattutto all’anteriore dove sfoggia un doppio ordine di gruppi ottici; questa caratteristica scomparve nella seconda generazione del modello lanciata nel 2004.
Le macchine più strane al mondo
Buona parte dei contributi alla lista delle automobili strane arriva dalle Case internazionali che, fin dagli anni Trenta, non hanno rinunciato ad elaborare soluzioni quantomeno originali e raramente di successo.
- Suzuki X90: questo modello del 1996 era uno strano mix tra un SUV, un coupé a due porte e una spider con tettuccio rigido. Spinta da un motore da 95 CV e proposta sia con la trazione anteriore che con le quattro ruote motrici, la Suzuki X90 non ebbe particolare successo anche per via di una meccanica deficitaria (lo chassis era molto simile a quello di un camioncino);
- Pontiac Aztek: SUV crossover di taglia media lanciato nel 2001, è stato resto famoso dalla serie TV ‘Breaking Bad‘, dove compare in una versione color verde acqua marina. prodotta in poco più di centomila esemplari fino al 2005, compensava un design bizzarro ed antiestetico con un abitacolo molto funzionale;
- Chrysler Turbine: modello del 1963 prodotto in edizione limitata, figura nel novero delle ‘macchine strane’ non tanto (e non solo) per il design ma anche per il fatto di essere sospinta da una doppia turbina in grado di erogare 130 CV di potenza;
- AMC Pacer: lanciata nel 1975, questa compatta dal design in stile ‘jelly belly’ venne prodotta fino al 1980, in versione due porte e station wagon;
- Tyrrel P34: unico esemplare a sei ruote nella storia della Formula Uno, la monoposto della scuderia britannica prese parte a due campionati mondiali (1976 e 1977) ottenendo anche una vittoria in Svezia nel 1976 con Jody Scheckter alla guida; la soluzione a sei ruote non riscosse successo sia per i tanti problemi tecnici che presentava sia perché la FIA stabilì che le monoposto dovevano avere solo quattro ruote;
- Lincoln Blackwood: pick-up di lusso risalente al 2002, disponibile in un solo colore di carrozzeria (nero) e con la sola trazione posteriore;
- General Motors Firebird (I, II e III): nel corso degli anni Cinquanta, la GM produsse tre prototipi chiaramente ispirati ad un jet. Il primo fu disegnato da Harley Earl nel 1953, prevedeva una carrozzeria in fibra di vetro e montava una turbina in grado di sviluppare 370 CV a 13mila giri al minuto;
- BMW Isetta: ispirata da un modello di auto compatta della Iso Rivolta, la microcar della Casa bavarese vede la luce nel 1956. Gli elementi caratterizzanti del modello sono le tre ruote, un motore da 9,5 CV e la mancanza delle portiere laterali: l’accesso all’abitacolo avviene per mezzo di un portellone anteriore;
- Cadillac Cyclone: altro prototipo da ‘jet age‘ partorito dalla mente di Harley Earl. Il design spicca per la conformazione a ‘razzo’ del prospetto laterale e per il cupolino in vetro che chiude l’abitacolo; le portiere si aprivano a scorrimento;
- Stout Scarab: William Bushnell Stout disegnò questo modello, considerato da molti il primo minivan della storia, nel 1932. Concepito come un ufficio su ruote, presentava un frontale schiacciato e un passo allungato per aumentare il comfort degli interni; ciò nonostante, non venne mai prodotto in serie;
- Peel P50: l’auto di serie più piccola al mondo (una microcar a tre ruote omologata per un solo posto) venne prodotta in 50 esemplari tra il 1962 ed il 1965; di questi ne sono sopravvissuti poco più della metà;
- Amphicar 770: primo – ed unico – esempio di auto anfibia, venne prodotta in Germania in alcune migliaia di unità, buona parte delle quali finì sul mercato americano;
- Reliant Robin: prodotta tra il 1973 e il 1981 e tra il 1989 ed il 2001, era un’auto a tre ruote guidabile con una patente per moto; nonostante il design rivedibile, il modello ha venduto oltre 60mila unità;
- Subaru BRAT: questo esemplare di pick-up, il cui nome è un acronimo di Bi-drive Recreational All terrain Transporter, nacque dal desiderio della Casa nipponica di competere con i modelli Ford e Chevrolet sul mercato americano. Per evitare le tasse imposte sui pick-up stranieri, la Subaru montò due sedie sul pianale posteriore, così da omologare il BRAT come autovettura;
- Chevrolet SSR: lanciata nel 2003, la Chevy SSR (Super Sport Roadster) era un mix (malriuscito) tra una sportiva, un pick-up e una convertibile; uscì di produzione dopo soli tre anni;
- Toyota Previa SC: monovolume prodotta dal 1994 al 1997, la Previa si caratterizza per una serie di scelte tecniche quantomeno particolari (al netto di un design vagamente ovoidale). Per ottenere un abitacolo spazioso – a dir poco – la Casa giapponese collocò il motore (sovralimentato) in posizione centrale con, in aggiunta, la trazione integrale.
Fonte foto: https://www.facebook.com/Orgogliosi-delle-auto-italiane-126955533986586