Massimo D’Alema ha raccontato della richiesta di aiuto da parte del leader ucraino Zelensky: le missioni Cina e Brasile.
Da qualche mese, Massimo D’Alema è tornato con una raffica d’interventi e il “legame” con Schlein, ma nelle scorse ore ha spostato la sua attenzione sull’Ucraina e Zelensky. Durante un convegno all’Istituto Affari Internazionali di Roma, insieme a Gianfranco Fini, l’ex premier ha svelato di aver ricevuto personalmente una richiesta di aiuto dal presidente dell’Ucraina. Inoltre, sembrerebbe che sia andato in missione per lui.

La richiesta disperata di Zelensky a D’Alema
Massimo D’Alema, come riportato da Open, ha spiegato che l’incontro con Volodymyr Zelensky è avvenuto in un contesto informale, durante un’iniziativa nei Balcani. In quell’occasione, il presidente ucraino avrebbe espresso forte preoccupazione per il futuro del suo Paese, temendo che rischiasse “il disastro“.
Secondo quanto riferito dall’ex premier italiano, il leader russo gli avrebbe confidato il timore che “gli americani prima o poi si sfileranno e gli europei non sono affidabili“. Con queste parole, il leader ucraino ha espresso la paura di rimanere isolato nella difesa contro l’invasione russa e ha chiesto proprio a D’Alema di intervenire in prima persona, cercando possibili sponde diplomatiche al di fuori dell’Occidente.
Le “missioni” in Brasile e Cina
Di fronte a questa richiesta, Massimo D’Alema ha deciso di recarsi in Brasile e in Cina per comprendere se i leader dei due Paesi fossero disposti a prendere parte a un tentativo di mediazione o a supportare l’Ucraina in qualche modo. Il primo viaggio lo ha portato in Brasile, dove ha avuto un incontro diretto con il presidente Lula. Tuttavia, l’esito della missione si è rivelato deludente.
Ha raccontato che: “Lula mi ha quasi messo alla porta, dicendomi che l’Ucraina era un problema degli americani e che se la vedessero loro“, ha spiegato D’Alema. Il leader brasiliano ha inoltre suggerito che sarebbe stato più opportuno interessarsi della Palestina.
La seconda missione in Cina è andata diversamente. L’ex premier ha incontrato un alto responsabile della politica estera del Partito Comunista Cinese, dimostrando di aver avuto accesso a un interlocutore di rilievo. “I cinesi invece avevano un piano“, ha raccontato, “Parlai con il responsabile della politica estera del partito comunista, non con l’ultimo sottosegretario. Mi disse: si potrebbe pensare a una forza internazionale, un po’ come accadde nel Kossovo». Tuttavia, il colloquio si è concluso con una riflessione amara: “Sa, lei è il primo europeo venuto a parlarci di questo, gli altri ci chiedono solo di non sostenere la Russia“.