“Mea culpa un piffero”: il duro affondo di Bruno Vespa in diretta tv

“Mea culpa un piffero”: il duro affondo di Bruno Vespa in diretta tv

Bruno Vespa risponde alle critiche sulla legge Calderoli sull’autonomia differenziata: l’affondo alla sinistra a “È sempre Cartabianca”.

La recente discussione sulla legge Calderoli riguardante l’autonomia differenziata continua a generare un acceso dibattito politico: tra i protagonisti, spunta Bruno Vespa.

Con toni decisi, nel programma È sempre Cartabianca, il noto giornalista ha risposto alle critiche: “Punto primo, non si fa il referendum ed è un risultato eccellente“.

Per il giornalista, come riportato da Libero Quotidiano, il rischio legato al quesito referendario sarebbe stato troppo alto: “Il quesito avrebbe squassato l’Italia“.

Bruno Vespa

Bruno Vespa e il “mea culpa” della sinistra

Un momento particolarmente acceso del confronto si è verificato quando Bianca Berlinguer ha ricordato come la sinistra abbia più volte ammesso di aver sottovalutato il tema dell’autonomia.

Bruno Vespa, senza mezzi termini, ha replicato: “Mea culpa un piffero perché in Emilia-Romagna la volevano subito”. Questa affermazione fa riferimento al fatto che la legge sulla devoluzione delle competenze alle Regioni non è un’invenzione recente, bensì una conseguenza di una riforma costituzionale approvata nel 2001.

Questa è un’applicazione di una legge costituzionale, non se l’è inventata Calderoli. È stata approvata nel 2001 e noi ogni tanto ce la dimentichiamo“, aggiunge.

La legge Calderoli: fra autonomia e responsabilità

Il giornalista Bruno Vespa non nasconde però che la legge Calderoli, come qualsiasi altra normativa complessa, presenti delle sfide per il nostro Paese. “Dipende da come viene applicata, io credo che verrebbe applicata in modo intelligente“, spiega.

Il giornalista e conduttore ha risposto in particolare a una delle critiche più ricorrenti, quella sull’insegnamento. Riprendendo le parole del governatore ed esponente della Lega, Zaia: “Mi ha detto che già ora gli uffici scolastici regionali hanno un’influenza sui programmi. Ragione per cui questa cosa che il Veneto chiama insegnanti veneti non sta né in cielo né in terra“.