Misure cautelari nei confronti di 26 persone appartenenti alla ‘ndrangheta: business da 24,5 milioni nel settore agroalimentare.
Ad oggi, il settore agroalimentare è diventato uno dei prediletti per gli investimenti della malavita. Il business criminale ha superato i 24,5 miliardi di euro. La notizia giunge dalla Coldiretti, che attraverso un’indagine in riferimento all’operazione della Direzione Investigativa Antimafia ha messo in evidenza come la criminalità organizzata della ‘ndrangheta abbia preso di mira anche il settore alimentare.
Le forze dell’ordine hanno ordinato misure cautelari nei confronti di 26 persone accusate di far parte di una locale di ‘ndrangheta, situata nella Capitale calabrese. I malviventi avevano il controllo di attività economiche del settore agroalimentare.
La Coldiretti ha spiegato: “La criminalità comprende la strategicità del settore in tempo di crisi economica perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana delle persone. Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy.”
E prosegue: “Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione le agromafie impongono l’utilizzo di specifiche ditte di trasporti, o la vendita di determinati prodotti agli esercizi commerciali, che a volte, approfittando della mancanza di liquidità, arrivano a rilevare direttamente grazie alle disponibilità di capitali.”
Infine conclude: “Un fenomeno che minaccia di aggravarsi ulteriormente per gli effetti del caro prezzi provocato dalla guerra che potrebbe spingere le imprese a rischio a ricorrere all’usura per trovare i finanziamenti necessari.”