Perché le imprese faticano a trovare manodopera? I lavoratori giovani sono sempre meno a causa della crescita zero.
Secondo le ricerche demografiche, la popolazione giovane sarebbe in diminuzione: i giovani sono sempre meno. Tra le tante motivazioni per cui non ci sono lavoratori, una di queste è riconducibile all’età media della popolazione. La maggior parte, sono pensionati. Secondo il demografo, “L’Italia ha solo due anni per invertire la rotta o entrare in un circolo vizioso di declino”.
Stando alle rilevazioni effettuate sulla popolazione, tra il 2018 ed il 2021 le forze di lavoro tra i 15 e i 34 anni sono diminuite di 278mila. Circa venti anni fa, le forze lavoro erano 9,4 milioni. Ora il dato è stato dimezzato a 6 milioni.
“Abbiamo la più bassa percentuale di under 35 in Europa. E al calo numerico si aggiunge un indebolimento qualitativo (record di Neet, pochi laureati, servizi di incontro tra domanda e offerta che non funzionano). Questa sfida non è stata capita. Se continuiamo così nemmeno un forte aumento dell’immigrazione sarà sufficiente per compensare il crollo della popolazione in età attiva”. Sono queste le dichiarazioni del demografo che si occupa di studiare la popolazione in Italia.
Scarsità di manodopera, quali le cause?
Le imprese trovano sempre più difficoltà nel trovare operai e tecnici specializzati, ingegneri ed informatici. Le motivazioni potrebbero essere molteplici. Dal canto di alcune persone, la colpa della scarsità della manodopera è da attribuire all’introduzione del reddito di cittadinanza (opinione molto diffusa). Secondo altri, invece, la colpa sarebbe da attribuire ai salari troppo bassi, che spingono i giovani a non imbarcarsi in lavori mal retribuiti. Secondo altri, la colpa è relativa alla distanza tra i percorsi formativi e le necessità del mercato.
Secondo le ricerche demografiche, la motivazione principale risiede nel fatto che non si trovano lavoratori giovani in Italia perché ce ne sono pochi. Alessandro Rosina, demografo italiano, ha spiegato che “Abbiamo la più bassa percentuale di under 35 in Europa. Siamo poveri di quella che è la risorsa naturale più importante per ogni Paese che voglia crescere. Ce ne siamo accorti solo ora che c’è un Piano di ripresa con grandi risorse a disposizione, ma che per essere realizzato richiederebbe le competenze e il contributo qualificato dei giovani”.
E continua: “Ci giochiamo tutto nei prossimi due anni. Se continuiamo a mettere delle toppe, invece che intervenire a monte, potremo solo gestire il declino perché non sia troppo drammatico. Il Paese rischia di trovarsi ai margini dei grandi processi di crescita delle aree più competitive, in un circolo vizioso di basso sviluppo”.