Il caso di Patrick Zaki insieme a quello di Giulio Regeni, ha una rilevanza politica nei rapporti fra Italia ed Egitto.
Oggi doveva tenersi in Egitto l’udienza del processo a Patrick Zaki, lo studente egiziano accusato per diffusione di notizie false attraverso un articolo, per cui rischia cinque anni di carcere. L’appuntamento era a Mansura, la sua città natale situata sul delta del Nilo. Ben la nona udienza del procedimento, infatti poco prima aveva scritto sui social Zaki: “Oggi una nuova udienza, speriamo che sia l’ultima”.
Mentre durante l’udienza dello scorso 29 Novembre ai legali non venne concesso di portare le loro arringhe difensive, oggi era prevista solo la presentazione degli atti della difesa. Il giudice ha comunque il potere di pronunciare una sentenza in qualsiasi momento. Il caso di Patrick Zaki insieme a quello di Giulio Regeni, ha una rilevanza politica nei rapporti fra Italia ed Egitto.
L’accusa contro Zaki
L’accusa per Patrick Ziki è di aver pubblicato un articolo nel 2019 in cui prendeva le difese dei copti, la minoranza cristiana d’Egitto, sottolineando le sanguinarie persecuzioni dell’Isis e due casi di discriminazione sociale e giuridica. Pur libero dall’8 Dicembre 2021, dopo 22 mesi di custodia cautelare, il 31enne ha un divieto di espatrio.
In 30 minuti Zaki ha avuto il tempo, finalmente, di “rappresentare la nostra difesa”. “Abbiamo evidenziato che questo articolo rientra nella libertà di espressione”, spiega Patrick sottolineando che la sua avvocata “non ha solo difeso me, ma ha difeso il diritto di ogni avvocato di avere il tempo e la possibilità di parlare e di rappresentare la difesa del proprio assistito”.