Il negoziato sulla riforma del Patto di Stabilità Ue si interrompe temporaneamente, servono altre consultazioni.
Dopo la riunione dei ministri delle Finanze europei nella notte, il negoziato sulla riforma del Patto di Stabilità Ue è stato sospeso, segnalando la necessità di ulteriori consultazioni politiche e legali. Nonostante l’assenza di un accordo definitivo, sono stati comunque registrati dei progressi, con un testo comune sul deficit preparato da Francia, Germania, Italia e Spagna.
Patto di stabilità: cosa è andato storto
Nel corso del negoziato sulla riforma del Patto di Stabilità, l’attenzione si è concentrata principalmente sugli aggiustamenti minimi richiesti quando uno Stato membro è in procedura per disavanzo eccessivo e sulla loro modulazione in base a investimenti e riforme.
Un compromesso è stato presentato da Francia, Germania, Italia e la presidenza spagnola, che si sono impegnati a esaminarlo in modo costruttivo, segnalando un passo avanti nella riforma delle regole di bilancio comunitario.
I prossimi passi
La presidenza spagnola dell’Ue convocherà una riunione straordinaria dell’Ecofin per concludere un accordo politico entro la fine dell’anno. Nonostante la sospensione del negoziato, l’obiettivo rimane quello di raggiungere un accordo che tenga conto dell’aumento dei tassi di interesse nel periodo 2025-2027 e fornisca il margine di manovra necessario per continuare a investire e intraprendere riforme strutturali.
Gentiloni: “Accordo a breve”
Il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha sottolineato la “discussione positiva” sul Patto di Stabilità Ue. “Sono stati compiuti progressi sostanziali per un buon bilanciamento tra le salvaguardie e il bisogno di trovare spazio per investimenti e crescita”, ha dichiarato il commissario.
Tuttavia, la missione però non è compiuta. “Abbiamo bisogno di ulteriore lavoro ma sono fiducioso che un accordo possa essere raggiunto nei prossimi giorni. Possiamo essere sufficientemente fiduciosi che ci sia un accordo entro fine anno“, ha aggiunto.
Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, dichiara invece che “il Mes non è nelle mie mani, è nelle mani della Camera, decide la Camera dei deputati. Il 14 dicembre andiamo con la conferenza dei capigruppo per fissare la discussione”.