Pnrr e Bolkenstein: l’Italia è all’ultima spiaggia

Pnrr e Bolkenstein: l’Italia è all’ultima spiaggia

Il Governo strizza l’occhio a balneari, tassisti e ambulanti, ma così rischia di essere punito dall’Europa, che chiede un cambio di passo sulla libera concorrenza

A Pasqua si inizia a pensare alle spiagge da frequentare la prossima estate e, se il tempo lo concede, a farci anche una capatina. Lo stesso pensiero dovrebbe attanagliare le menti al Governo, visto il recente pronunciamento del Consiglio di Stato, che ha dichiarato illegittima la proroga delle concessioni fino a fine 2024.

Le spiagge sono terreni pubblici che possono essere lasciati alla libera fruizione dei cittadini (che ne sono anche i proprietari), oppure essere concessi a privati che, in cambio di un canone economico, li possono sfruttare dal punto di vista commerciale.

Proprio queste concessioni sono al centro della polemica, visto che in troppi casi i proprietari dei bagni versano allo Stato canoni irrisori (poche centinaia di euro al mese) mentre fatturano cifre impressionanti. Si tratta di un vero e proprio privilegio, pagato dalla collettività: questi imprenditori infatti spesso applicano tariffe stellari per ombrelloni e lettini e, in molti casi, non concedono nemmeno il diritto di accesso alla battigia che formalmente è tutelato dalla legge anche per i non-clienti.

Degli oltre 7.500 km di coste che rappresentano un fiore all’occhiello dell’Italia nel mondo, le spiagge libere sono appena la metà, dato che scende quasi al 30% circa in regioni molto frequentate da turisti quali Emilia-Romagna e Liguria (dati Legambiente, report estate 2022). Se fosse per la ministra al Turismo Daniela Santanché, la percentuale di spiagge in concessione dovrebbe salire ulteriormente, visto che solo i privati possono tenerle libere da “tossicodipendenti e rifiuti”. Queste dichiarazioni risalenti allo scorso dicembre fecero molto discutere, anche perché notoriamente Santanché è da sempre legata al Twiga di Flavio Briatore, famoso quanto esclusivo stabilimento balneare di Forte dei Marmi.

Jesolo

La direttiva Bolkenstein e il nodo della libera concorrenza

Per evitare il conflitto di interessi, le deleghe sui balneari sono state opportunamente spostate sul neonato Ministero del Mare, guidato da Nello Musumeci, e comunque Santanché ha ceduto le sue quote del Twiga a società riconducibili rispettivamente allo stesso Briatore e a Dimitri Kunz d’Asburgo Lorena, compagno della ministra. Il conflitto che non viene assolutamente evitato è quello con la direttiva Bolkenstein, emanata dall’Unione Europea nel 2006 e recepita dall’Italia nell’aprile 2010. A tredici anni esatti di distanza, l’applicazione delle norme è tutt’altro che effettiva. Il problema più evidente sono appunto le spiagge: mettendo a gara le concessioni, come prescritto dall’Europa, un elementare principio di concorrenza farebbe sì che per aggiudicarsele si presentassero offerte migliori sul piano degli incassi pubblici, della compatibilità ambientale e delle tariffe più favorevoli nei confronti dei cittadini.

Daniela Santanche

Tuttavia, non è certo l’unico problema aperto. Lo spirito della direttiva è di chiaro stampo liberista, in quanto si vuole promuovere l’equa concorrenza su tutte le tipologie di concessioni. Altrettanto controverse sono quelle che riguardano i tassisti e gli ambulanti, categorie che, proprio come i balneari, sono molto abili nel fare lobby per rappresentare i propri interessi presso la politica, che ovviamente è particolarmente sensibile alle loro ragioni. Ma la posta in gioco è altissima: entro aprile è attesa la sentenza della Corte di giustizia europea sull’applicabilità della Bolkenstein e l’Italia, se non si adegua sul tema delle concessioni, rischia di perdere la prossima rata del Pnrr, già messa in dubbio da altre mancanze.