Anno giudiziario 2025 si apre con la protesta dei magistrati in tutta l’Italia: ecco la risposta del ministro Nordio.
In diverse città italiane, da Milano a Palermo, per l’inizio dell’anno giudiziario 2025 i magistrati hanno manifestato contro la riforma della giustizia proposta dal ministro Carlo Nordio, lasciando le aule. Il ministro è intervenuto personalmente per cercare di placare gli animi. Ecco cosa sta succedendo.
I magistrati con le Costituzioni in mano e l’intervento di Nordio
A Napoli, come riportato da Adnkronos, i membri dell’ Anm hanno abbandonato la sala dei busti di Castel Capuano mentre il ministro Carlo Nordio prendeva la parola, mostrando una copia della Costituzione e citando Pietro Calamandrei: “Questa non è una carta morta è un testamento, un testamento di centomila morti…“.
Il ministro ha risposto direttamente alle proteste, sottolineando che la riforma non ha lìobiettivo di umiliare la magistratura: “Sono un ex magistrato, ho visto morire colleghi, ho seguito processi sulle brigate rosse. Non si può pensare che il mio obiettivo sia l’umiliazione della magistratura“. Il ministro del governo di Giorgia Meloni ha poi difeso la separazione delle carriere, ritenendola: “Una riforma solo tecnica. È stucchevole la rievocazione di Falcone che era favorevole alla separazione delle carriere“.
A Torino, i magistrati si sono riuniti in presidio davanti al Palazzo di giustizia, ribadendo le loro preoccupazioni. Mario Bendoni, presidente della giunta piemontese dell’Anm, ha dichiarato: “La riforma costituzionale in discussione in Parlamento indebolisce la magistratura nel suo complesso, in particolare l’ufficio del pubblico ministero, perché separandolo e sganciandolo dall’ordine giudiziario inevitabilmente lo attrae nell’orbita del potere esecutivo nel lungo periodo. Questo è il nostro timore“.
L’allarme delle toghe a Milano, Roma e Palermo
Le tensioni sono state sottolineate anche durante l’intervento di Giuseppe Ondei, presidente della Corte d’Appello di Milano, che ha messo in guardia contro il pericolo di minare autonomia e indipendenza della magistratura: “Sono due cardini invalicabili della tenuta democratica dello Stato dal quali non è immaginabile separarsi proprio a tutela della libertà di ciascuno, e soprattutto dei più deboli“.
A Roma, la protesta è culminata con l’abbandono dell’aula da parte dei magistrati quando ha preso la parola il sottosegretario Alfredo Mantovano. Anche a Palermo, i magistrati hanno manifestato pacificamente con la Costituzione in mano e coccarde sulle toghe.