Le tensioni diplomatiche tra Cina e Usa si sono trasformate in esercitazioni militari di Pechino. Quanto si rischia?
I rapporti già difficili tra le due superpotenze si sono compromessi ulteriormente con la decisione della speaker della Camera Pelosi di includere Taiwan come tappa del suo viaggio in Asia, a dispetto di tutti i moniti e avvertimenti. Pechino aveva minacciato conseguenze e ha visto questa visita come una forte provocazione all’unità della Cina e ha accusato Washington di aver tradito la parola. Poi è passata ai fatti e ha iniziato con le esercitazioni militari nei mari e nei cieli al confine con Taiwan sfociando anche nelle acque giapponesi.
La tensione è alta e Tokyo spera in una soluzione pacifica. Ma quanto è alto il rischio che queste tensioni sfocino in una guerra nel Pacifico che coinvolge anche gli Stati Uniti e quindi tutto l’Occidente? Secondo gli esperti né la Cina né gli Stati Uniti sono intenzionati a un’escalation di queste tensioni in una guerra. La Cina sa di non essere pronta ad uno scontro militare con gli Usa e al momento non le converrebbe anche dal punto di vista economico.
L’equilibrio precario degli Usa
Taiwan non ha mai fatto parte della Repubblica Popolare Cinese ma Pechino la rivendica come parte del suo territorio. L’isola si ritiene una ricca nazione sovrana e democratica, quale è ma che non può dichiarare l’indipendenza dalla Cina perché non ne ha bisogno. Non vuole un conflitto ma ha fatto capire che difenderà la sua sovranità.
Oltre alle esercitazioni missilistiche, la Cina ha messo in atto blocchi dell’importazione e ha anche colpito l’isola con una serie di attacchi informatici. In questo contesto gli Stati Uniti devono bilanciare il loro sostegno a Taiwan senza incoraggiare l’isola a fare qualcosa che causerebbe un conflitto più ampio, soprattutto la richiesta di indipendenza che rappresenta la linea rossa per Pechino.