Meno della metà dei percettori del reddito di cittadinanza è stata presa in carico presso i centri per l’impiego.
Il percorso verso l’addio al reddito di cittadinanza prosegue con l’istituzione di una nuova misura allo studio del governo. Mia e Gol dovrebbero sostituire il sussidio voluto dai grillini. Nel frattempo però un rapporto dell’Anpal mostra il fallimento delle politiche attive del lavoro. Secondo quanto emerge soltanto il 46,2% dei beneficiari del reddito di cittadinanza non occupati che hanno sottoscritto il patto per il lavoro sono stati presi in carico dai centri per l’impiego.
Tra le ultime posizioni Abruzzo (39,9%), Molise (36%) e Campania (34,3%). Dunque circa il 53,8% pur ricevendo il sussidio non ha rispettato l’obbligo di attivarsi per poter essere preso in carico dai servizi per l’impiego, che è la prima condizione del reddito di cittadinanza. Al 31 dicembre 2022 il 17,8% hanno un rapporto di lavoro attivo.
Chi sono i beneficiari occupabili non presi in carico
Tra i beneficiari “occupabili”, secondo L’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro prevale la componente femminile che è il 55,1% del totale, ma vi sono meno donne occupate rispetto agli uomini. L’incidenza degli occupati è pari al 21,7% degli uomini contro il 14,7% delle donne. Poco più della metà dei beneficiari ha meno di 40 anni, la fascia degli under 30 raccoglie il 30% dell’intera platea qui considerata. Il 39,7% ha una età compresa tra i 40 e i 59 anni, un ulteriore 8,5% di beneficiari ha 60 anni e oltre.
La distribuzione a livello territoriale mostra che sono circa il 43% nel Sud i beneficiari soggetti a patto del lavoro mentre nel centro 50% e il 69% nel Nord Ovest. L’incidenza percentuale dei soggetti presi in carico sul totale dei beneficiari soggetti al patto varia da valori superiori al 70% per il Veneto e il Friuli Venezia Giulia a quote al di sotto del 40% come in Abruzzo (39,9%), Molise (36%) e Campania (34,3%).