Vallanzasca, condannato a ‘fine pena mai’, lascia il carcere a causa del suo decadimento cognitivo. Ecco la decisione ufficiale.
Renato Vallanzasca, noto ex boss della mala milanese condannato a ‘fine pena mai’, è stato trasferito da una casa circondariale a una struttura assistenziale. Il tribunale di Sorveglianza di Milano ha accolto la richiesta di differimento pena, riconoscendo il suo decadimento cognitivo e approvando il trasferimento in regime di detenzione domiciliare.
Vallanzasca lascia il carcere dopo 52 anni: il motivo
Come riportato da Ansa, il tribunale di Sorveglianza di Milano ha deciso di trasferire Renato Vallanzasca, noto per la sua condanna a ‘fine pena mai’, da un carcere di Bollate a una struttura assistenziale in provincia di Padova. Questa decisione è stata presa a seguito dell’accoglimento dell’istanza di differimento pena, presentata dagli avvocati.
La richiesta è stata sostenuta dalla procura generale, che ha evidenziato il decadimento cognitivo dell’ex boss della mala milanese come motivo principale per il trasferimento. I giudici hanno riconosciuto la gravità della condizione di Vallanzasca, ritenendo necessario un ambiente più adatto alle sue attuali esigenze sanitarie.
Le parole dei medici
Come riportato da Il Corriere della Sera, i medici evidenziavano come a causa del progredire del decadimento cognitivo il detenuto avesse “perso completamente il controllo” della propria quotidianità, fosse “assolutamente non in grado di badare” a sé, “disorientato nel tempo e nello spazio”, “a tratti in sofferenza per non riuscire ad esprimere con il linguaggio quello che si produce nel suo pensiero”: al punto che ormai era “visibile lo stato di prostrazione” di quanti a Bollate lo aiutano, “non formati e preparati per la gestione di un paziente con queste criticità”.
La misura sarà effettiva nei prossimi giorni, una volta risolte le questioni pratico-burocratiche relative al trasferimento di Renato Vallanzasca. Attualmente detenuto nel carcere di Bollate a Milano, Vallanzasca verrà trasferito alla struttura assistenziale in Veneto, che prenderà in cura l’ex boss della mala milanese. Questo spostamento comporta il passaggio della sua gestione dalle autorità sanitarie-penitenziarie della Lombardia a quelle del Veneto.
