Sequestro di persone a Reggio Emilia: imputato sequestra cinque persone
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Reggio Emilia, liberati i quattro ostaggi. Il sequestratore si è arreso

Arresto Polizia

Pieve Modolena (Reggio Emilia): imputato condannato nel processo Aemilia prende in ostaggio cinque persone nell’Ufficio Postale.

REGGIO EMILIA – Dopo nove ore all’interno dell’Ufficio Postale, Francesco Amato ha deciso di liberare i quattro ostaggi e consegnarsi alle Forze dell’Ordine. L’uomo – condannato nel maxi processo Aemilia contro la ‘Ndrangheta – sarà portato in Questura dove dovrà spiegare i motivi del gesto. Solamente dopo l’interrogatorio, il fermato sarà trasferito in carcere.

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Condannato del processo Aemilia prende in ostaggio cinque persone

L’uomo avrebbe fatto irruzione nell’Ufficio Postale armato di coltello, avrebbe fatto uscire diverse persone prima di barricarsi nell’edificio con cinque dipendenti in ostaggio. Una delle donne rilasciate da Francesco Amato ha avvertito un malore ed è stata soccorsa dal personale medico intervenuto sul luogo del sequestro.

Le forze dell’ordine hanno isolato la zona e hanno immediatamente avviato le trattative con il sequestratore ma dal primo momento non hanno escluso l’intervento delle forze speciali per provare a neutralizzare l’uomo e liberare gli ostaggi. Il rapitore ha chiesto di parlare con Matteo Salvini.

Chi è Francesco Amato

Nato a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, Francesco Amato è un profilo noto alle forze dell’ordine. Nel 2015 era stato arrestato e aveva affisso davanti al Tribunale un cartellone con diverse offese anche pesanti nei confronti delle autorità.

Il 31 ottobre del 2018 era stato condannato a diciannove anni di reclusione in quanto considerato uno degli organizzatori di una cosca della ‘Ndrangheta e, stando all’accusa, avrebbe commissionato ad alcuni malviventi associati alla cosca ricatti, estorsioni e omicidi.

Processo Aemilia, Francesco Amato condannato a diciannove anni

In occasione del processo Aemilia, Francesco Amato era stato condannato a diciannove anni di reclusione. Dopo la lettura della sentenza l’uomo aveva fatto perdere le proprie tracce prima di mettere in atto il suo blitz all’Ufficio Postale.

Stando alle prime ricostruzioni, l’uomo avrebbe richiesto di parlare con il ministro dell’Interno Matteo Salvini, probabilmente per chiarire la sua posizione in relazione alle indagini che hanno portato alla sua condanna a diciannove anni di reclusione.

Nel processo contro la ‘Ndrangheta è stato condannato anche l’ex calciatore della Juventus Vincenzo Iaquinta, il quale anche dopo la sentenza ha continuato a dichiararsi innocente ed estraneo ai fatti che gli sono stati imputati.

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ultimo aggiornamento: 19 Marzo 2021 15:47

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