Il 10 luglio 1976, a Seveso, si verifica un disastro ambientale che spaventa l’Italia. La dispersione di una nube di diossina dall’industria chimica Icmesa.
Nel 1976, tra i maggiori eventi verificatisi in Italia, c’è sicuramente il noto disastro di Seveso, considerato il peggiore disastro ambientale mai verificatosi nella Penisola. Dallo stabilimento chimico Icmesa si sprigionò una nube tossica di diossina.
Seveso, 10 luglio 1976
Il 10 luglio 1976 era un sabato e, pertanto, in fabbrica era presente soltanto il personale di manutenzione. Alle 12.37 il sistema di controllo di un reattore chimico andò in avaria e la temperatura salì oltre i limiti previsti. Le alte temperature provocarono una reazione che portò a sua volta alla formazione di TCDD, uno dei tipi di diossina più tossici e pericolosi. La TCDD fuoriuscì nell’aria e si disperse trasportata dal vento verso sud-est. La nube tossica colpì i comuni di Meda, Seveso, Cesano Maderno e Desio.
Evacuazione e abbattimento di animali
Fortunatamente, non si registrarono morti. Circa 240 persone vennero colpite da cloracne, un’eruzione cutanea. Quasi 700 persone vennero sfollate nei giorni successivi all’incidente in due hotel di Bruzzano e Assago e poterono rientrare a casa solo tra l’ottobre e il dicembre del 1977. Oltre tremila animali dovettero essere abbattuti.
Il processo di bonifica dell’area durò anni e iniziò con la rimozione del primo strato di terreno. Il successivo rimboschimento ha dato vita al Parco naturale Bosco delle Quercie.
Le responsabilità civili e penali
Sul piano civile, la società Givaudan, proprietaria dello stabilimento di Seveso, raggiunse un accordo con la Regione Lombardia e pagò 103 miliardi di lire. A livello penale, i dirigenti dell’azienda svizzera non furono coinvolti mentre i dipendenti collegati al disastro furono condannati a 5 anni di reclusione.