Il Codacons si scaglia contro la shrinkflation che vede il prezzo invariato per prodotti sempre più piccoli.
Un contenuto sempre più povero e confezione sempre più sottile, ma il prezzo rimane lo stesso. Si tratta della shrinkflation, la nuova tattica delle aziende per combattere l’inflazione. Ci chiediamo spesso perché all’interno di una confezione troviamo meno quantità del prodotto. Non si tratta di una nostra illusione ma è una vera e propria strategia ingannevole delle aziende.
La situazione economica non è delle migliori e l’inflazione aumenta. Ma le aziende non vogliono dare questa impressione ai consumatori. Se i prezzi aumentassero i consumatori sarebbero scoraggiati dall’acquisto frenetico a cui sono abituati. All’apparenza, quindi, è tutto uguale, ma all’interno delle confezione il prodotto è praticamente dimezzato. Si tratta di una nuova strategia delle aziende: la “shrinkflation” (termine composto verbo “shrink”, restringere, e “inflation”).
Il fenomeno è diffuso ovunque, non solo nel nostro paese ma ora la Codacons, l’associazione dei consumatori ha deciso di denunciare presentando un esposto all’Antitrust e a 104 Procure. La richiesta della Codacons è di aprire delle indagini per verificare se questa nuova strategia che stanno adottando le aziende sia qualcosa di legale o può essere considerata una truffa o una pratica commerciale scorretta.
Il rischio di una truffa da parte delle aziende: la denuncia dei consumatori
Per non esagerare e destare troppo sospetto, la quantità è ridotta di poco, qualcosa di relativamente impercettibile che può far pensare ad una propria illusione. Ovviamente l’impatto sull’azienda è di gran lunga superiore a quello che ha su ognuno di noi per un solo prodotto. Alcuni prodotti sono esemplari come il pacchetto di patatine o nei pacchi di pasta. Anche per le bibite si è trovato un escamotage, ovvero ridurre in modo impercettibile nel diametro e nell’altezza la confezione.
La shrinkflation era stata denunciata già all’inizio di aprile da Consumerismo No profit che lo aveva denominato un «trucchetto “svuotacarrelli”. Questa strategia fa guadagnare le aziende per un prodotto dimezzato che offre ai consumatori. La Consumerismo ha chiesto di accertare se questa tecnica può violare le norme del Codice del consumo.