Cresce la preoccupazione del governo per l’emergenza siccità e pensa a un commissario e a razionamenti di acqua.
Non cala l’attenzione sull’emergenza siccità che preoccupa il governo. Già il ministro Musumeci aveva preannunciato di chiedere in Cdm una task force per affrontare con urgenza e in modo strutturale la questione. Ora il governo pensa a nominare un commissario straordinario per la gestione e anche a razionamenti d’acqua in alcune zone. Il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha spiegato che “serve ragionare su un intervento immediato, anche per razionamenti sulla distribuzione” dell’acqua.
L’emergenza siccità quindi sarà argomento sul tavolo del Cdm la settimana prossima e anche su quello interministeriale sulle crisi idriche convocato per il primo marzo a Palazzo Chigi. “Un primo appuntamento che vede protagonista tutta la squadra di governo per coordinare le strategie e rispondere alla grave crisi idrica che va profilandosi”, ha detto Morelli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Programmazione economica.
Non è più un problema straordinario
Questo problema non è più una crisi straordinaria ma è diventata ordinaria per cui serve una strategia e modifiche strutturali. Come sottolinea Fratin, “questo governo ha intenzione di presentare un piano idrico nazionale, serve un ragionamento integrato per avere acqua da bere, per irrigare e per produrre energia”. Per il leghista Centinaio serve un commissario “che abbia pieni poteri e dica a Regioni ed enti: ‘Serve acqua, aprite le dighe’”.
Intanto, l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale ha avvertito che “la prossima estate sarà critica”, viste le proiezioni che indicano il passaggio della “severità idrica da media ad alta”. Un inverno con poche piogge e poca neve e i vari allarmi sui livelli di acqua nei laghi e fiumi soprattutto al nord, ci sono seri rischi per la produzione idroelettrica. Per questo, bisogna riempire le dighe il più possibile. Questo rischi riguarda anche l’energia prodotta da fonti nucleari che l’Italia importa dalla Francia che ha un sistema di spegnimento per la carenza d’acqua.
“Che fine ha fatto il Cis (Contratto Istituzionale di Sviluppo) ‘Acqua bene comune’ che avevo avviato come ministro per il Sud del governo Draghi?”, chiede la presidente di Azione ed ex ministra per il Sud Mara Carfagna. Si tratta di “un piano di investimenti da oltre un miliardo di euro, rivolto a tutto il territorio nazionale, per prevenire le crisi idriche attraverso interventi mirati sull’intero ciclo delle acque”: potabilizzazione, depurazione, trasporto e distribuzione, accumulo, riutilizzo.