Il 7 novembre 1980 se ne andava Steve McQueen. L’anno prima gli era stato diagnosticato un tumore. Ha recitato in pellicole storiche e spesso scendeva in pista…
Era il 7 novembre 1980 quando il noto attore Steve McQueen moriva all’età di 50 anni. Nel 1979 gli venne diagnosticato un mesotelioma pleurico (un tumore associato all’esposizione all’amianto, di cui furono rinvenute tracce nelle tute dei piloti automobilistici utilizzate dallo stesso McQueen). Il decesso avvenne in una clinica messicana di Ciudad Juarez in seguito a due consecutivi attacchi cardiaci. Ventiquattro ore prima gli era stato rimosso chirurgicamente un tumore allo stomaco. Fu cremato e le ceneri furono disperse nell’Oceano Pacifico.
I primi passi nel mondo dello spettacolo
Steve McQueen (vero nome Terence Steven McQueen) era nato il 24 marzo 1930 a Beech Grove, nello stato dell’Indiana (USA), figlio di uno stuntman che poco dopo la sua nascita lascia la moglie. Poco dopo, comincia a frequentare l’Actor’s Studio gestito a New York da Lee Strasberg: le selezioni per i corsi di recitazione richiamano duecento candidati, ma solo Steve e un certo Martin Landau ottengono l’accesso alla scuola. Nel 1955 McQueen è già sul palco di Broadway.
Le pellicole di successo
Da lì all’esordio cinematografico il passo è breve: il debutto avviene nel 1956 con “Lassù qualcuno mi ama”, di Robert Wise, anche se il primo ruolo di un certo livello arriva solo nel 1960, con il cowboy Vin interpretato ne “I magnifici sette“, western di John Sturges. La vera e definitiva consacrazione per il giovane attore statunitense avviene però nel 1963 con “La grande fuga“, dello stesso Sturges: qui Steve McQueen interpreta Virgil Hilts, capitano spericolato e temerario che lo fa conoscere in tutto il mondo. Il successo sul grande schermo è travolgente, e i ruoli drammatici e intensi non mancano: dopo “Cincinnati Kid”, di Norman Jewison, in cui McQueen veste i panni di un giocatore di poker, è la volta, nel 1968, di “Il caso Thomas Crown”. Nel 1974 McQueen viene chiamato per recitare accanto a William Holden e a Paul Newman in “L’inferno di cristallo”.
La passione per le corse
McQueen è ricordato, oltre che per il talento recitativo, anche per la sua passione per le corse, motociclistiche e automobilistiche. Quando ne aveva la possibilità, amava fare a meno di controfigure e appariva egli stesso nelle scene che solitamente venivano affidate agli stuntman. Le più famose scene motoristiche vennero girate per il film Bullitt e nella sequenza della cattura finale di Hilts ne La grande fuga, quando McQueen cerca di raggiungere la Svizzera a bordo di una motocicletta Triumph TR6 Trophy mascherata come se fosse una BMW bellica.
Steve McQueen in pista
Nel 1970 partecipò alle 12 ore di Sebring insieme a Peter Revson con una Porsche 908 (guidandola con un piede fasciato a causa di un precedente incidente motociclistico), arrivando primo nella sua categoria e secondo assoluto a soli 23″ dai vincitori Ignazio Giunti, Nino Vaccarella e Mario Andretti su Ferrari 512 S. Nel 1971 un’altra Porsche, la 917K, fu usata come camera car per girare il film Le 24 Ore di Le Mans.