Il 44enne marchigiano tetraplegico dal 2014 ha finalmente ottenuto il via libera per accedere alla pratica del suicidio assistito.
Approvato il via libera dalla Commissione medica dell’Azienda sanitaria unica regionale delle Marche ha dato il via libera per il farmaco da somministrare ad un 44enne tetraplegico, per il suicidio medicalmente assistito.
La persona al centro della vicenda è un 44enne di origine marchigiana, tetraplegico, il cui nome rimarrà censurato per una questione di privacy. Tetraplegico dal 2014, aveva iniziato una battaglia per chiedere la pratica del suicidio assistito affiancato dall’Associazione Luca Coscioni.
Il paziente: “Stavo per riprendere i contatti con la struttura svizzera”
Secondo quanto riferito da Repubblica, il 44enne ha dichiarato: “Stavo per riprendere i contatti con la struttura svizzera che avevo contattato prima di questo percorso. Ma oggi, alla notizia della conferma del farmaco e delle modalità che potrò seguire, sono felice di poter avere vicino i miei cari qui con me, a casa mia fino all’ultimo momento”.
Una volta ottenuto il riconoscimento per ‘applicare’ la sentenza Costituzionale Cappato-Antoniani (DjFabo), bisognava soltanto decidere il farmaco da somministrare al paziente. La Corte però aveva sospeso la decisione e questo aveva creato una situazione di stallo. Per questo motivo il paziente aveva deciso di trasferirsi in una clinica in Svizzera per ottenere la procedura richiesta.
La procedura del suicidio assistito è legale in Italia solo alla presenza delle quattro condizioni indicate dalla Corte costituzionale. Nella fattispecie: “Proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili. Ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli. Sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale. Previo parere del comitato etico territorialmente competente“.