Il piano per il rapimento di Gianfranco Zola

Fabrizio Maiello, ex calciatore vicino alla criminalità organizzata, ha svelato un piano per il rapimento di Gianfranco Zola che sarebbe dovuto avvenire nel 1994.

La criminalità organizzata aveva un piano per rapire Gianfranco Zola. O meglio, avrebbe preparato un piano per il rapimento del calciatore. La certezza infatti non c’è. Quello che è emerso è un retroscena non verificabile raccontato da Fabrizio Maiello, ex calciatore vicino alla Banda della Magliana e alla banda della Comasina.

Il piano per il rapimento di Gianfranco Zola

Intervenuto ai microfoni del sito internet di Gianluca Di Marzio l’ex calciatore ha svelato un piano per il rapimento di Gianfranco Zola. Era l’anno 1994, il calciatore vestiva la maglia del Parma e un gruppo di criminali voleva sequestrarlo per poi chiedere il riscatto al club ducale.

“Lo avremmo seguito con due macchine per speronarlo in strada e farlo salire su un’altra vettura. Poi si è fermato al distributore di benzina e quando lo stavamo aspettando si è girato verso di noi per chiederci se volessimo un autografo. In quel momento ho pensato ‘ma cosa stiamo facendo?’ e abbiamo lasciato stare”.

Fonte foto: https://it.wikipedia.org/wiki/Gianfranco_Zola

Il giallo dell’autografo sulla carta di identità di Maiello

I dubbi sulla ricostruzione sono tanti, molti anche legati al fatto che Maiello ha dei trascorsi che metterebbero in dubbio la sua lucidità mentale. Ma c’è una prova, o meglio ci sarebbe una prova del fatto che l’uomo abbia effettivamente incontrato Gianfranco Zola: un autografo del fantasista.

“In quel periodo ero latitante. Siamo andati a vedere qualche allenamento del Parma. Ci era venuta l’idea di un rapimento lampo di 24-48 ore per richiedere il riscatto a Tanzi. Al distributore di benzina Zola ci è venuto incontro sorridendo, gli ho detto che ero un tifoso del Napoli e gli ho chiesto un autografo. Gli ho dato la mia carta d’identità e lui l’ha firmata.

La firma, stando a quanto riferito dall’agente di Gianfranco Zola sembrerebbe autentica. Ma di certo un autografo non può considerarsi una prova di un folle piano per rapire il calciatore.

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