A causa del cambiamento climatico la produzione dei pomodori in calo del 6% entro il 2050.
Le alte temperature, sempre più in aumento a causa del cambiamento climatico rischiano di far scendere la produzione dei pomodori di cica il 6% entro il 2050. Un danno anche per l’Italia. L’allerta arriva da uno studio condotto da un gruppo di ricerca internazionale guidato dal professor Ronga dell’Università di Salerno.
Lo studio apparso sul Nature Food dimostra che la produzione mondiale di pomodori destinati alla trasformazione industriale potrebbe calare del 6% entro il 2050 per effetto dell’aumento delle temperature. L’Italia, dove il sud è regione di grande produzione, è tra le aree più colpite. Qui si coltivano 70mila ettari e sono oltre 6 milioni di tonnellate di prodotto trasformato all’anno. Siamo il secondo produttore al mondo dopo gli Stati Uniti e prima della Cina.
In Italia per ogni grado di aumento della temperatura ha un impatto negativo sulla produzione. “Finora l’impatto del cambiamento climatico in agricoltura è stato valutato prevalentemente su colture cerealicole come riso, grano e mais, e non su colture orticole di elevato interesse come il pomodoro”, spiega Ronga. “Noi ci siamo focalizzati in particolare sul pomodoro da industria che, a differenza del pomodoro per il consumo fresco, viene coltivato in pieno campo e non in serra“.
Il cambiamento climatico minaccia la coltivazione in Italia
Questo studio valuta l’impatto a livello globale dell’effetto climatico sulla produzione agricola. In particolare vede le conseguenze sui primi tre paesi produttori al mondo di pomodori: Stati Uniti, Italia, Cina che insieme rappresentano il 65% della produzione globale. Lo studio valuta anche l’andamento dei raccolti in caso di varie emissioni di gas serra. Per ciascuno scenario ci sono cinque modelli climatici che prevedono diverse temperature e piovosità.
Un incremento medio della temperatura di 2,6 gradi entro il 2070 e di 5 gradi entro il 2100, le colture potrebbero risentirne. Secondo le previsioni, alcune regioni della California e dell’Italia potrebbero essere maggiormente colpite. L’aumento della temperatura comporta anche un maggior uso di acqua. L’irrigazione dovrebbe aumentare da 25 a 15 mm di acqua per ettaro e questo potrebbe creare criticità in zone in cui l’acqua già scarseggia.
Di questo passo le coltivazioni rischiano di diventare insostenibili e di essere trasferite in altre regioni dove le temperature sono più basse. I ricercatori rassicurano che bisogna trovare soluzioni per mantenere le coltivazioni in Italia trovando metodi per attenuare caldo e siccità.