Il giornalista, 83 anni, sarebbe morto per cause naturali lo scorso agosto. La scoperta nel suo appartamento a Novara.
Il giornalista milanese Pier Attilio Trivulzio, 83 anni, è stato trovato morto nella sua abitazione a Novara nel quartiere di Sant’Agabio. Il decesso sarebbe avvenuto nell’agosto scorso per cause naturali. Non avendo figli o parenti prossimi, nessuno si era accorto della sua scomparsa, ma un collega brianzolo, Marco Pirola, ha dato l’allarme dopo aver perso le sue tracce. Pirola aveva infatti contattato le forze dell’ordine e pubblicato un messaggio sui social chiedendo notizie su Trivulzio, ma nessuno era stato in grado di rispondere.
Il corpo del giornalista, che aveva lavorato per Ansa, L’Espresso, La Notte e Il Giorno, era mummificato. Trivulzio si era trasferito a Novara dopo la pensione ed era descritto dai colleghi come un appassionato del giornalismo d’inchiesta e dei motori, quest’ultimo interesse gli era valso il soprannome di “pistone”.
Nonostante avesse prodotto una grande quantità di lavoro da freelance, viveva in precarietà ed era costretto a spostarsi spesso, finché non aveva trovato rifugio a Novara, nella casa dove è poi stato trovato senza vita.
Il saluto del collega Marco Pirola
Con un post su Facebook Marco Pirola ricorda così il collega Trivulzio: “Purtroppo l’ho trovato. E non era nemmeno tanto lontano da noi. A Novara. Era steso per terra da mesi in un appartamento che una mano caritatevole gli aveva concesso in uso da anni. Morto. Pier Attilio Trivulzio se ne è andato come aveva sempre vissuto. Un fantasma. Solo. Come del resto lo era stata la sua esistenza che per anni ha incrociato la mia. Me lo aspettavo. Ce lo aspettavamo. Però fa male“.
E poi continua: “Ho tanti flash in testa adesso, sicuro di dimenticarne qualcuno. Sempre alla ricerca disperata di soldi. A volte dormiva sulle panchine di un parco pubblico o alla stazione. “Per essere sulla notizia” sussurrava arrossendo un poco perché noi e lui sapevamo quale fosse la verità che non voleva dire. Lui molto piu anziano di tutti era stato adottato dalla redazione, dall’editore e pure dal sottoscritto. Un giorno già vecchio si era presentato nel mio ufficio con un sacchetto di plastica. “C’è dentro tutto quello che mi è rimasto della vita”. Non scherzava. Era disperato ma manteneva una dignità assoluta”.