Fca, dispositivi per alterazione delle emissioni, l'Ue contesta l'Italia
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Dispositivi per alterazione delle emissioni, l’U chiede all’Italia di sanzionare Fca

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La Commissione Ue ha chiesto all’Italia di sanzionare l’ormai ex Fca per il caso dei dispositivi di alterazione delle emissioni installati su alcuni modelli.

L’Ue ha chiesto all’Italia di sanzionare l’ex Fca per alterazione delle emissioni su diversi modelli con motori diesel. O meglio, ha chiesto all’Italia perché non ha sanzionato Fca ma ha solamente richiamato le auto modificate. Le auto in questione, infatti, furono richiamate ma nessuna sanzione sarebbe stata comminata alla casa automobilistica, oggi in Stellantis.

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Caso Fca, l’Ue chiede all’Italia di sanzionare la casa automobilistica

La richiesta della Commissione Ue all’Italia è quella di sanzionare Fca per il caso dei dispositivi di alterazione delle emissioni installati su diversi modelli con motore diesel. O almeno di giustificare l’atteggiamento che ha portato a ritirare le auto ma non a comminare sanzioni nei confronti di Fca.

Il caso risale al 2017 dopo che il Ministero dei Trasporti della Germania aveva individuato su alcuni modelli Fca alcuni dispositivi per l’alterazione delle emissioni. L’Ue aveva aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Stando a quanto emerso nel corso degli accertamenti, il dispositivo in questione era in grado di disattivare il sistema di trattamento degli scarichi a circa venti minuti di distanza dall’avviamento. In questa finestra venivano di fatto scaricati i gas in eccesso. Si tratta di un caso simile al Dieselgate che ha travolto Volkswagen.

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Cosa succede adesso

L’Italia ha richiamato i modelli in questione ma, come specificato dalla Commissione europea, non ha comminato sanzioni a Fca. E nel 2021 la Commissione europea ha fatto sapere di aver inviato all’Italia una comunicazione con la quale si invita il governo a chiarire il suo comportamento in termini di vigilanza e in termini di sanzioni. E ora che succede a distanza di anni? L’Italia ha due mesi di tempo per rispondere e spiegare i motivi del mancato controllo, poi la palla passa alla Commissione europea, che potrebbe rivolgersi alla Corte di Giustizia Ue.

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ultimo aggiornamento: 3 Dicembre 2021 18:51

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