I giudici Ue contro Banksy: per l’anonimato non può essere stabilito al di là di ogni dubbio che l’artista abbia il copyright sui graffiti.
Scoppia il caso Banksy dopo che l’Ue ha deciso di non riconoscere i diritti a soggetti anonimi. Il noto artista ha perso la battaglia legale sul Lanciatore di fiori, opera realizzata su un muro di Gerusalemme.
Ue contro Banksy: per l’anonimato non può essere stabilito al di là di ogni dubbio che l’artista abbia il copyright sui graffiti.
La sentenza arriva nel caso della Full Colour Black, contesta il diritto di Banksy di rivendicare un marchio commerciale sul suo nome e sulle sue immagini.
Secondo i giudici europei, la paternità dell’opera – quindi i diritti – non può essere attribuita a un soggetto anonimo, che quindi decide di non rivelare la propria identità. E inevitabilmente siamo di fronte a una decisione che farà discutere la comunità internazionale.
Una sentenza destinata a far discutere
Parliamo infatti di una sentenza che in maniera più o meno diretta interessa il diritto all’anonimato. Per i giudici europei l’anonimato di Banksy rende impossibile individuarlo al di là di ogni dubbio come il proprietario di quei lavori.
Non solo. L’anonimato rappresenterebbe un problema anche per quanto la pratica di dipingere soprattutto graffiti sulle proprietà private di altri senza chiedere il permesso, invece di usare supporti di sua proprietà, sostengono i giudici come riferito da TGCOM24.
Inutile sottolineare come la decisione possa essere applicata ad ogni opera in strada dell’artista.
Banksy ha agito in cattiva fede
In realtà dall’Ue arriva una bocciatura su tutta la linea a Banksy. Secondo i giudici, infatti, l’artista ha agito in cattiva fede quando nel 2019 ha aperto un negozio alla periferia di Londra. Negozio aperto, sostengono i giudici, per vedersi riconosciuto il marchio Ue.