Sarebbero passati vent’anni, da quel massacro di Novi Ligure. Vent’anni da una delle stragi familiari più violente di tutti i tempi.
Impossibile dimenticare la cronaca nera legata al massacro di Novi Ligure. Furono novantasette, le coltellate che Erika De Nardo e il fidanzato Mauro Favaro, detto Omar, al tempo minorenni, inflissero a Susy Cassini e Gianluca De Nardo, la mamma e il fratello minore della giovane.
In coda ad un processo segnato da scontri tra periti di parte e dal rimbalzo di responsabilità tra i due protagonisti della vicenda, il 14 dicembre 2001, il Tribunale di Torino condannò Erika e Omar a 16 e 14 anni di reclusione, per omicidio plurimo premeditato. La condanna fu confermata in via definitiva dalla Cassazione nell’aprile del 2003: gli Ermellini attribuirono a entrambi un ruolo paritetico nel contesto della dinamica omicidiaria.
Due decadi dalla tragedia
A due decadi dal quel terribile 21 febbraio, il movente del delitto si interfaccia ancora con il buon senso e la ragione comune: un conflitto familiare. “Erika e Omar, davanti ad un amore osteggiato dai genitori, di fronte a un desiderio insoddisfatto di libertà e indipendenza, scelgono la strage.
Stiamo parlando di due adolescenti immaturi, senza una personalità ancora strutturata, incapaci di tollerare delle frustrazioni personali rispetto alle regole imposte dalla famiglia. Non hanno tempo per aspettare di vivere la loro libertà e quindi decidono di ‘eliminare’ tutto ciò che è di ostacolo al soddisfacimento immediato del loro desiderio”, dettaglia il neuropsichiatra Renato Ariatti, al IlGiornale.it.