La figlia di Stefano Bollani, Frida, ha appena rilasciato il suo primo album, “Primo Tour”. Ne parla in un’intervista per il Corriere.
Figlia d’arte, in quanto figlia di Stefano Bollani, leggendario pianista e compositore italiano, Frida Bollani Magoni è appena uscita con il suo primo album, “Primo Tour”. La sua è una storia bellissima, piena di difficoltà ma anche di soddisfazioni. E poi, un dono: il suo talento cristallino, sia al pianoforte sia a livello vocale. Frida si racconta al Corriere, in una bella intervista sul suo album, sulla sua condizione (Frida è ipovedente) e sui suoi desideri.
Le parole della pianista
Riguardo il disco “Primo Tour”, Frida commenta: “L’idea nasce per lasciare un ricordo a chi mi è venuto ad ascoltare dal vivo: è un disco live, registrato, appunto, durante il mio primo tour. È bello sapere che ci si può portare questo ricordo fisicamente a casa”. La copertina del disco è in braille, e non è un caso: “Sono ipovedente dalla nascita, quindi l’unico linguaggio, sia per gli spartiti che per i testi, per me è il braille, motivo per cui ho dovuto imparare a leggere e a scrivere un anno prima degli altri. Ho voluto fare un piccolo regalo ai non vedenti come me, o ai vedenti che hanno in mente di studiare il braille… perché ce ne sono, anche nella mia famiglia ci hanno provato… Insomma volevo rendere il disco più accessibile anche a chi non ci vede, proprio perché fosse un ricordo“.
La musica pop è una passione segreta della pianista, in quanto – ammette Frida – “ho fortemente voluto tutti e tre i dischi di Ariana Grande in formato fisico. Penso di essere l’unica tra quelli della mia generazione a preferirli. Ho avuto un periodo in cui lo ero moltissimo (sua fan, n.d.r.), sono anche stata a un suo concerto. Per me ha una grande voce, è una grande cantante. Alcuni suoi brani forse sono un po’ opinabili, ma io mi concentro molto sui suoni e i suoi suoni sono fighi”.
Il brano preferito di Frida nell’album? Un classicone del pop americano. “Il singolo apripista, la cover di Toxic di Britney Spears. L’idea di reinterpretarla è stata di Frankie hi-nrg. Mi aveva detto: fanne una versione ballad, piano e voce. In effetti sembra esprimere meglio il significato del testo. Ogni cosa ha i suoi aspetti belli, è soggettivo, a prescindere dal genere o da tutti i paletti che ci inventiamo per cercare di categorizzare la musica. Per me funziona un solo concetto: una canzone mi piace o no. Il genere proprio non conta“.