Il governo ieri ha incontrato i sindacati per discutere della riforma fiscale. Ecco le novità e i punti contestati.
L’obiettivo del governo è fare una riforma fiscale strutturale per razionalizzare il sistema tributario dopo 50 anni dall’ultima riforma. Come ha detto il ministro dell’Economia Giorgetti bisogna “avviare un graduale processo di riduzione del carico fiscale” per “rendere più appetibile e attrattivo l’investimento nel territorio nazionale”.
In questo senso, il governo Meloni è al lavoro per introdurre la revisione delle aliquote Irpef, riducendole da quattro a tre, la revisione dell’Ires, imposta sul reddito delle società e l’abolizione dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive. Il piano dell’esecutivo, è poi estendere la flat tax incrementale (oggi prevista solo per le partite Iva) anche ai lavoratori dipendenti. Si tratta di una tassazione agevolata (con imposta fissa al 15%) per la parte di reddito guadagnata in più rispetto alle annualità precedenti.
All’interno della bozza della riforma c’è anche un’altra novità, ovvero “la possibilità di consentire la deduzione dal reddito di lavoro dipendente e assimilato, anche in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la produzione dello stesso“. Questa norma, consentirebbe di dedurre dall’imponibile le spese che il lavoratore sostiene per lavorare come quelle per il trasporto.
Le critiche dei sindacati
Ieri si è tenuto un incontro a Palazzo Chigi tra i principali sindacati e il ministro Giorgetti, il viceministro Leo e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano. Sono state molte le parti che i sindacati hanno contestato, soprattutto relativamente al metodo.
“Non si può a poche ore della convocazione del Cdm convocare le parti sociali per un’informativa sui delega fiscale parziale, sommaria e generica” ha dichiarato il segretario della Cisl Luigi Sbarra in riferimento al Consiglio dei ministri di giovedì dove verrà approvato il testo. Il governo ha ribattuto a questa critica dicendo che il confronto con le parti sociali può continuare anche durante l’iter parlamentare della legge.
Nel merito, Sbarra critica la generica riduzione delle aliquote, “ma non sappiamo se si taglia in alto o in basso; si parla di una revisione degli scaglioni ma anche qui nulla ci è stato specificato”. La Cisl vorrebbe che il governo istituisse un tavolo permanente per un confronto costante su previdenza pensioni, su salute e sicurezza, sulla non autosufficienza, sul rilancio degli investimenti e sulla qualità e sulla stabilità del lavoro. “Diversamente siamo pronti a valutare insieme alla Cgil le iniziative di mobilitazione da mettere in campo a sostegno delle nostre ragioni“.
Inoltre, i sindacati sono contrari alla flat tax perché andrebbe a vantaggio dei redditi alti, mentre per Cgil, Cisl e Uil va garantita la progressività dell’imposizione fiscale prevista dalla Costituzione, a tutela dei redditi più bassi. In più vorrebbero agevolare coloro che pagano “fino all’ultimo centesimo di tasse” e chiedono interventi più incisivi contro l’evasione fiscale.