La proposta di legge di FDI contro il “forestierismo” nel linguaggio contiene veramente degli aspetti comici, chissà quanto involontari…
Ritorno al fascismo? Forse in forma caricaturale, perché “la storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia e la seconda come farsa”. A dirlo era Karl Marx, non propriamente tacciabile di simpatia per le destre.
Dopo le imbarazzanti dichiarazioni di Giorgia Meloni e Ignazio La Russa (rispettivamente quarta e seconda carica dello Stato) sulle Fosse Ardeatine, arriva il capolavoro di Alfredo Rampelli contro il “forestierismo” nella Pubblica Amministrazione. Nella sua proposta di legge sono previste multe fino a 100.000 euro per chi usa parole straniere nelle istituzioni e nelle società partecipate.
Un’idea accolta da un coro di risate, anche se in effetti c’è un eccesso di termini stranieri nel linguaggio di tutti i giorni, soprattutto da chi si vuole dare un tono dicendo “meeting” al posto di “riunione”, “lunch” al posto di “pranzo” o “to do list” invece che “agenda”. Il problema è il senso della misura, lo stesso che evidentemente manca a Rampelli.
Il vicepresidente della Camera, evidentemente, non si è accorto che il suo governo ha istituito il Ministero delle Imprese e del Made In Italy (“fatto in Italia”), peraltro guidato dal suo collega di partito Adolfo Urso, che la sua leader Giorgia Meloni si è presentata al Parlamento definendosi underdog (“sfavorita”) e che un punto programmatico fondamentale è la flat tax (“tassa piatta”). Cominciamo a multare il governo? Quello di Rampelli è davvero un tremendo autogoal… ops: una tremenda autorete.
Quando Mussolini italianizzava i nomi dei personaggi famosi
Estendendo il ragionamento rampelliano alla vita di tutti i giorni nascono paradossi esilaranti, come l’idea di tradurre “playboy” con “sciupafemmine”, “marketing” con “commercializzazione” e “streaming” con “flusso di dati multimediali”. La lista potrebbe continuare molto a lungo e speriamo che non si arrivi all’italianizzazione dei nomi propri, come Benito Mussolini fece un secolo fa, lasciandoci in eredità vie intitolate a Tommaso Edison, Giorgio Byron e Giacomo Watt. Potremmo finire a parlare di Vittorio Osimhen, Vladimiro Putin e magari Bruno Springsteen, se non “Terre di Salice” Springsteen, perché questa è l’etimologia del suo nome di battesimo, di origine normanna.
La speranza è che queste bizzarrie siano pensate scientemente per distrarre l’opinione pubblica dai reali problemi che la politica fatica a risolvere. Tutto questo impegno dovrebbe ad esempio essere profuso per gestire gli sbarchi dei migranti (quadriplicati col governo Meloni) e per mettere a terra i progetti del PNRR, così da non tradire gli obiettivi del Recovery Plan approntato con Next Generation EU. Se a Rampelli viene meglio, chiamiamoli pure “Piano di guarigione” e “Prossima Generazione UE”: basta che si applichino, o finiremo in recessione.