Scontro infuocato tra politica e giustizia: la denuncia dell’ex parlamentare dopo l’avviso di garanzia a Giorgia Meloni.
L’ex parlamentare Fabrizio Cicchitto, con un passato di primo piano nella politica italiana e oggi presidente dell’associazione Riformismo e Libertà, ha lanciato un’accusa pesantissima alla magistratura, parlando di un utilizzo politico della giustizia senza precedenti nella storia recente del Paese, citando anche l’avviso di garanzia ricevuto da Giorgia Meloni.
“Tempesta perfetta”, l’ex parlamentare difende la Meloni
“L’Anm guida la danza e usa alcuni esecutori come i pm che indagano l’esecutivo. Siamo alla tempesta perfetta”, ha dichiarato in un’intervista.
Secondo Cicchitto, l’attuale situazione sarebbe addirittura più grave di quella vissuta ai tempi di Silvio Berlusconi, quando i procedimenti giudiziari lo colpivano su questioni di corruzione e atti privati.
Oggi, invece, si starebbe agendo su temi di rilevanza strategica per il Paese, come l’energia e la politica migratoria.
Le accuse di Cicchitto: “Giustizia a orologeria contro il governo”
Per Cicchitto, la sequenza degli eventi non lascia spazio a dubbi. Dopo le forti polemiche sulla separazione delle carriere, l’Anm avrebbe scatenato un’offensiva senza precedenti nei confronti dell’esecutivo: “Prima l’Anm attacca il governo, poi rilascia dichiarazioni molto dure sulla scarcerazione del capo della polizia libica Almasri e subito dopo partono gli avvisi di garanzia per mezzo governo. Questo non può essere un caso”.
L’ex parlamentare denuncia una situazione in cui i ruoli tra Parlamento, governo e magistratura sarebbero stati completamente stravolti, generando un corto circuito istituzionale. “Siamo davanti a una forma globale di uso eversivo della giustizia”, sostiene.
“A nessuno interessa l’interesse nazionale”: il nodo della Libia
Un altro punto su cui Cicchitto ha puntato il dito riguarda la politica estera e gli interessi italiani in Libia.
Secondo l’ex parlamentare, l’Italia non può permettersi di ignorare la questione energetica e la sicurezza dei suoi cittadini che lavorano nel Paese nordafricano.
“A nessuno viene in mente che l’Italia ha interessi enormi in Libia: l’Eni, i lavoratori italiani esposti a rappresaglie, la gestione dei flussi migratori. Se avessimo una presenza militare, potremmo tutelare questi interessi, ma questa presenza non ce l’abbiamo”, ha dichiarato.
Infine, ha ricordato come la destabilizzazione della Libia sia stata il frutto di decisioni errate prese nel passato: “Berlusconi cercò di evitarlo, ma fu soverchiato dalle pressioni di Obama e Sarkozy, con il supporto di Napolitano. Ora la Libia è nelle mani di russi e turchi, mentre l’Italia resta a guardare”.
Le opposizioni hanno chiesto che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni riferisca in Parlamento. Ma secondo l’ex parlamentare, questa sarebbe solo una mossa per alimentare lo scontro senza affrontare i problemi reali.