Giovanni Floris a Otto e Mezzo attacca Roberto Vannacci e Giorgia Meloni: ecco le sue dichiarazioni contro le “freg****e”.
Nel corso di Otto e Mezzo, il talk condotto da Lilli Gruber su La7, era presente come ospite in studio Giovanni Floris, che non ha risparmiato critiche al generale Roberto Vannacci e alla premier Giorgia Meloni, accusandoli di costruire consenso attorno a “freg****e“. Nel frattempo, in altre sedi, l’ex generale della Lega si difende dal paragone con Charlie Kirk.

Giovanni Floris attacca Giorgia Meloni e Vannacci
Il giornalista, come riportato da Libero Quotidiano, non risparmia critiche all’attuale classe politica, tra cui anche Roberto Vannacci e Giorgia Meloni. Accusandola di usare il vittimismo come strategia: “Adesso al governo abbiamo leader vittimisti , tutto succede contro di loro con Berlusconi, Renzi , i professoroni, le elité impediscono ai 5 Stelle di muoversi“.
Parole dure quelle di Giovanni Floris anche contro il linguaggio della destra al potere: “Tutti i governanti e buon’ultima Giorgia Meloni arrivano al fondo del barile che è il linguaggio di odio“.
“Queste freg****e creano consenso”
Rispondendo alla domanda di Lilli Gruber, il giornalista va dritto al punto: il problema non è tanto che certe frasi vengano dette, ma che raccolgano consenso. “Il punto non è se queste persone esprimono questi concetti, ma che queste freg****e creano consenso“, ha dichiarato.
Il giornalista osserva come, in un’Italia segnata da difficoltà economiche e rabbia diffusa, certi messaggi trovano terreno fertile: “Il punto è che cadono in un Paese che può dire ‘ah si io voto Vannacci perché ha detto questa frase‘, ‘ah io si sono d’accordo con la Meloni, Saviano c’ha l’attico a New York‘”.
Secondo Giovanni Floris, questo tipo di retorica attecchisce proprio dove il disagio è più forte: “Il punto è che queste fregnacce successo nei paesi che stanno male , nei paesi che soffrono, che hanno grossi problemi economici, che hanno una grossa rabbia nel quotidiano…“.
Per uscire da questo clima tossico, dunque, servono soluzioni reali, non nemici immaginari. “Questo malessere si cura nel medio facendo stare bene la gente, col benessere, nel lungo investendo nella scuola, nella cultura, nella capacità critica e di risolvere i problemi senza accusare altri“, conclude.