Il virologo Matteo Bassetti si schiera contro il bollettino Covid giornaliero e il diffuso allarmismo nei confronti del virus.
Il Covid-19 resta uno dei punti di discussione più caldi, in Italia e nel mondo. Se moltissimi esperti sono d’accordo con l’attuale modo di affrontare il virus, a livello di comunicazione da parte dello Stato, in molti sono convinti che l’allarmismo attuale non è necessario. Tra questi, il virologo Matteo Bassetti. Scopriamo cos’ha detto in merito all’argomento.
Le parole del virologo
“Se andremo avanti con questo sistema sbagliato che abbiamo di dare i numeri di chi va in ospedale ogni giorno con il tampone positivo, continueremo ad allarmare la gente e a dare delle informazioni che non servono assolutamente a nessuno”, evidenzia il direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. Secondo Bassetti, “questo deve essere un appello soprattutto per i mesi di settembre, ottobre, novembre: cercare di evitare di proseguire col bollettino di chi ha il tampone positivo in ospedale o a casa, ma eventualmente far sapere quanta gente che ha il tampone positivo ha veramente i segni e i sintomi del Covid. Diversamente da così non ha nessun senso. È questa la convivenza con il virus, non sapere ogni giorno quanta gente è positiva”.
“Mi spiegate che senso ha? – domanda l’esperto – Lo abbiamo mai fatto con l’influenza A o B, con lo streptococco? Facciamo mai ogni giorno un bilancio di quanta gente oggi ha l’infarto del miocardio, piuttosto che quanta gente ha già fatto la diagnosi del tumore?”. Oggi, sottolinea all’AdnKronos, il “Covid è una malattia prevenibile con il vaccino, almeno per le forme gravi, e curabile con dei farmaci. Mi spiegate esattamente perché dobbiamo continuare a sapere ogni giorno quanta gente risulta positiva al tampone? Questo è l’errore più grande che stiamo commettendo, in Italia molto di più che in altri Paesi: non riuscire a staccarsi dal parlare di Covid”.
“L’ondata” dell’estate, “o fiammata di Covid, credo abbia raggiunto il picco. In parecchie regioni d’Italia questo picco è stato ampiamente raggiunto e stiamo già scendendo come numero di contagi. Dopodiché, la situazione ospedaliera è molto diversa rispetto a quello che avveniva nel passato. Perché dico questo? Perché l’80% di chi va in ospedale non ci va per la polmonite da Covid, ma per cause diverse che in genere provocano una maggior lunghezza di ospedalizzazione. Penso all’ictus, all’infarto, agli interventi chirurgici, ai traumi, alle persone anziane che hanno problemi diversi. Ed è chiaro che questo carico che abbiamo in pancia negli ospedali italiani – circa 11mila ricoverati – crescerà ancora molto e soprattutto resterà molto a lungo così pesante”. Questa l’opinione di Bassetti, che conclude: “Anche in terapia intensiva, dove non abbiamo malati che hanno il Covid ma pazienti con il tampone positivo” e patologie diverse dal Covid-19.