Nata nel 2020, Chora Media ha scommesso su un format con alto potenziale – il podcast – e ne ha fatto un’impresa di successo.
Nella società dell’immagine, chiudere gli occhi e abbandonarsi all’ascolto di una storia diventa ancora più piacevole di quanto lo sia mai stato in passato. Perché è sentendo che si riesce ad empatizzare con l’altro, ad entrare davvero in un racconto, fino ad avvertirne le emozioni e le sensazioni sulla propria pelle.
Per questo, da qualche anno a questa parte, stanno riscuotendo tanto successo i podcast, i file audio digitali disponibili su Internet, che, secondo la ricerca NielsenIQ per Audible, raccolgono in Italia fino a 16 milioni di ascoltatori (al 2023), con un aumento di 1 milione di teste rispetto all’anno precedente. Nel settore, una delle realtà italiane più interessanti è Chora Media, nata nel 2020 ed inserita da LinkedIn in cima alla sua classifica delle Top Startups 2023. Scopriamo la sua storia.
La nascita di Chora
Conosciuta e largamente apprezzata per la qualità dei suoi prodotti, Chora Media è nata da quattro menti brillanti, esperti del mondo della comunicazione e dell’impresa, che hanno unito i loro bagagli di esperienza con un unico obiettivo: “dare voce a narrative autentiche” – come si legge sul sito ufficiale. Stiamo parlando di quattro personalità, alcune molto ben note, che rispondono ai nomi di Mario Calabresi, già direttore di La Stampa e La Repubblica, scrittore ed ora CEO Editor-in-chief di Chora, Guido Maria Brera, dirigente del gruppo Kairos e scrittore, Mario Gianni, produttore di film e serie tv come The young Pope e L’amica geniale, e Roberto Zanco, esperto nel settore degli investimenti in aziende tecnologiche.
Più o meno in contemporanea, nel 2020, i quattro si sono accorti di quanto il racconto di storie tramite audio facesse presa – anche aiutato dal momento storico del lockdown – e vi hanno intravisto un’opportunità per creare e diffondere contenuti di alto livello, restituendo alle voci la loro importanza. Avendo colto quindi il momento in cui i podcast stavano diventando un format sempre più diffuso, hanno deciso di chiamare la loro nuova creatura “Chora”, parola greca usata da Platone per descrivere “quel momento di passaggio in cui un’idea diventa reale” – come ha ricordato Calabresi stesso al Corriere della Sera – o, diciamo noi, in cui un nuovo modo di fruizione per gli ascoltatori si trasforma in impresa.
Da “Ossigeno” all’acquisizione di Will Media
Dal primo podcast, Ossigeno di Paolo Giordano, incentrato sulla pandemia di Coronavirus, la società che fa capo all’azienda di comunicazione Be Content, ha dato vita a tantissimi contenuti di successo, collaborando con personaggi noti e soprattutto capaci di riflettere e far riflettere sul mondo che ci circonda, il tutto, molto spesso, a partire da una storia. Sandro Veronesi, Selvaggia Lucarelli, Chiara Gamberale, e poi ancora Pablo Trincia, Nicola Lagioia, fino ad arrivare ad Alessandro Barbero, in tanti hanno usato la loro voce per realizzare un totale di più di 160 serie audio che spaziano dal true crime alla storia alle relazioni umane.
Dopo due anni di attività, Chora Media si è poi espansa, acquisendo il 100% di Will Media, la startup di giornalismo digitale fondata da Alessandro Tommasi. Un’unione vincente, per “cominciare a consolidare e mettere insieme esperienze, background e sensibilità diverse” nel mondo dei contenuti digital, come ha dichiarato Calabresi a Il Sole 24 Ore, e anche per dare vita a nuovi “modelli di business che portino proprio al raggiungimento della sostenibilità economica” dell’editoria, ha aggiunto Tommasi.
Ora la società gestisce anche un’Agency, per realizzare e distribuire podcast per aziende ed istituzioni terze, e un’Academy, per formare nuovi professionisti nel settore, ed è stata inserita da LinkedIn sul gradino più alto del podio della sua Top Startups 2023, per la capacità di attrarre ed interessare chi è in cerca di lavoro. I bilanci del 2022 (riportati da MediaKey.it), parlano di 3 milioni di fatturato che, sommati a quelli di Will, arrivano a 6,4 milioni di euro, probabilmente un po’ calati nel 2023. Insomma, tutto sembra dare ragione al loro slogan: “Non basta più vedere, bisogna sentire”.