Il leader comunista Enrico Berlinguer moriva l’11 giugno 1984 dopo un ictus che lo colpisce durante un comizio a Padova.
Enrico Berlinguer nasce il 25 maggio 1922 a Sassari. Dopo la maturità classica si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza. Nel frattempo infuria la guerra e il giovane sardo, già attivo nell’antifascismo, si iscrive al Partito Comunista.
La carriera fino al ruolo di segretario
Nel dopoguerra fu tra i principali artefici della ricostituzione della sua organizzazione giovanile, la FGCI, che guidò fino al 1956. Nel 1962 entrò nella segreteria del PCI e divenne responsabile della sezione esteri. Nel 1968 è eletto deputato. Quattro anni più tardi diventerà segretario generale del partito.
Eurocomunismo e compromesso storico
Enrico Berlinguer svolse un ruolo di grande importanza nel movimento comunista internazionale con l’avvio di un processo di distanziamento dall’Unione Sovietica e l’elaborazione di un modello alternativo che prese il nome di eurocomunismo.
Negli anni in cui imperversava il terrorismo, il leader comunista teorizzò, collaborando con il democristiano Aldo Moro, il compromesso storico: la strage di via Fani, il rapimento e l’uccisione del presidente della Dc fecero naufragare il piano politico di aprire l’area di governo ai comunisti.
La morte di Enrico Berlinguer
Nel giugno del 1984 erano in programma le elezioni europee. Il 7 il politico sardo tenne un comizio elettorale a Padova. Durante l’intervento ebbe un ictus; pur provato dal dolore, continuò a parlare fino alla fine del discorso. Rientrato in albergo, entrò in coma. L’11, a causa di una emorragia cerebrale, si spense alle 12.45 all’età di 62 anni.
Sull’onda emotiva della sua scomparsa, il PCI alle elezioni europee superò per la prima e unica volta la Democrazia Cristiana nei consensi (33,33% contro 32,97%).