Gli sport di contatto non ripartiranno il 25 giugno. Arriva il no del Comitato tecnico-scientifico.
ROMA – Gli sport di contatto non ripartiranno il 25 giugno. Il tanto atteso via libera non è arrivato con il Comitato tecnico-scientifico che ha bocciato l’ipotesi di un ritorno a giocare a calcetto già nelle prossime ore.
Resteranno ancora fermi, quindi, tutti i centri sportivi che ospitano queste attività. “In considerazione dell’attuale situazione epidemiologica – si legge nella nota citata da La Repubblica – con il persistente rischio di ripresa della trasmissione virale in cluster determinati da aggregazioni certe come negli sport di contatto devono essere rispettate le prescrizioni relative al distanziamento fisico e alla protezione individuale“.
La Serie A riparte, il calcetto no
Nella nota il Comitato tecnico-scientifico ha spiegato anche la differenza tra la Serie A e calcetto. “Con il calcio – ha detto il Cts – si è decisa la deroga per la presenza di un interlocutore formale che ha assunto piena responsabilità per quanto concerne l’esecuzione e il controllo di uno stringente protocollo di diagnosi e monitoraggio continui. In considerazione della mancanza di simili protocolli a favore di singoli individui che si dedicano a tale attività a livello amatoriale o di società sportive dilettantistiche, il comitato non ritiene al momento di poter assumere decisioni al riguardo che siano difformi alle raccomandazioni sul distanziamento fisico“.
Ministro Spadafora (in parte) smentito
Il comunicato degli esperti è arrivato poche ore dopo il post del ministro Spadafora che riapriva alla ripresa degli sport di contatto il 25 giugno. Il titolare del Dicastero dello Sport aveva dato il proprio ok alla ripartenza del calcetto.
La doccia fredda, però, è arrivata dal Comitato tecnico scientifico. Le autorità sanitarie italiane hanno bocciato l’idea di una ripresa di queste attività che dovranno restare ferme almeno fino al 14 luglio. La decisione definitiva sarà presa solo in base alla curva epidemiologica che continua ad essere stabile nel nostro Paese. Una decisione non condivisa dallo stesso Spadafora che si è detto in disaccordo con il Cts e in attesa della decisione del ministro Speranza.
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