Svelato un importante retroscena sul “caso” Donnarumma, dopo le parole di Raiola che ha parlato di violenza psicologica e morale all’atto della firma del rinnovo di contratto con il Milan.
Si fa luce sull’annosa questione che riguarda Gianluigi Donnarumma dopo le ultime esternazioni dell’agente Mino Raiola. Il procuratore del portiere di Castellammare di Stabia, infatti, è tornato a mettere in discussione il rapporto con il Milan, sostenendo che la firma sul rinnovo di contratto non fu libera ma sull’onda di diverse settimane di violenza psicologica e morale neo confronti del classe ’99. Raiola è arrivato anche a minacciare l’annullamento del contratto mediante un’azione intrapresa dall’avvocato Vittorio Rigo. Sul banco anche la presunta clausola di rescissione che il club rossonero non ha mai versato in Lega Calcio.
Lettera di giugno
In questa querelle sono molto importanti le date. E secondo quanto riporta in edicola La Gazzetta dello Sport, effettivamente Donnarumma fece presente al Milan attraverso il suo legale il proprio malumore per “la condotta vessatoria posta in essere, in maniera ormai sistematica e per quel che appare più grave progressiva“. In chiusura alla missiva si evidenziava anche “la prostrazione psicologica di Donnarumma, che non poteva non avere una ricaduta sulla sua salute e personalità morale“. La raccomandata risalirebbe al 14 giugno, quasi un mese prima dell’11 luglio, giorno nel quale il portiere rossonero ha firmato fino al 2021 a 6 milioni netti a stagione. Erano, a giugno, i giorni infuocati della contestazione del popolo rossonero nei confronti del 18enne che superò i confini nazionali con il famigerato striscione “dollarum” esposto in Polonia agli Europei Under 21.