Alla Sea Watch non interessa nulla del Decreto Sicurezza. I migranti devono andare in Italia

Alla Sea Watch non interessa nulla del Decreto Sicurezza. I migranti devono andare in Italia

La Sea Watch boccia il decreto Sicurezza Bis: Il divieto non cambia nulla, il porto sicuro più vicino resta l’Italia. La Libia non rappresenta un’opzione.

La Sea Watch sfida il decreto Sicurezza Bis. Continua il braccio di ferro tra Matteo Salvni e le Ong. Il decreto Sicurezza varato dal ministro dell’Interno e inaugurato proprio in questi giorni dovrebbe cambiare gli equilibri della battaglia politica e diplomatica.

L’Ong dichiara guerra al ‘secondo decreto Salvini’

Dall’Ong fanno sapere però di non essere in alcun modo interessati a quanto previsto dal decreto in quanto rispondono alla legge internazionale e alle normative vigenti in materia. Di fatto lo scopo è quello di spingere l’Ue a dichiarare inutile il decreto Sicurezza Bis di fronte a situazioni di emergenza.

Fonte foto: https://www.facebook.com/pg/Mediterranearescue

La portavoce della Sea Watch sul decreto Sicurezza Bis: La Libia non costituisce un porto sicuro, quello più vicino è l’Italia

La portavoce della Ong Giorgia Linardi ha parlato alla stampa della posizione della Sea Watch facendo sapere che nonostante il decreto Sicurezza Bis per il diritto internazionale l’Italia resta il paese più sicuro più vicino.

Il divieto introdotto dal decreto sicurezza non cambia in nessun modo il quadro del diritto internazionale – ha dichiarato la portavoce come dichiarato da Libero. I motivi per cui noi ci siamo diretti verso Lampedusa sono molto chiari: la Libia non costituisce un porto sicuro, non è un’opzione. Fine della questione.

In questo momento davanti alla Tunisia ci sono 75 persone intrappolate su un mercantile, siamo al 17esimo giorno di attesa, la Tunisia non si è palesata, tra Lampedusa e Malta ci sono circa 50 miglia, il porto sicuro più vicino, mi dispiace, è geograficamente l’Italia“.

L’Ue dalla parte delle Ong

Le Organizzazioni Non Governative che si occupano del soccorso dei migranti hanno trovato una sponda preziosa nella sentenza dell’Ue, che ha confermato il fatto che la Libia non possa essere considerata sicura per le persone soccorse in mare. Lo stato di agitazione politica e sociale, oltre alle testimonianze che testimonierebbero le violenze subite dai migranti, hanno spinto l’Europa a prendere le distanze dal porto libico, caldamente sconsigliato ai soccorritori.

Naufragio nel Mar Egeo

Intanto mentre la Sea Watch resta in attesa di un porto sicuro, nel Mar Egeo si registra un naufragio di migranti che ha portato alla morte di almeno otto persone al largo della Turchia.

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