Pressing delle Regioni sul governo per l’apertura degli impianti sciistici. I Presidenti chiedono collaborazione al governo.
Lo scontro tra le Regioni e il Governo si sposta sull’apertura degli impianti sciistici in queste ultime settimane del 2020.
Nel corso della Conferenza stampa delle Regioni sono state approvate le linee guida per la riapertura degli impianti. Al fianco dei Presidenti delle Regioni ci sono ovviamente anche i rappresentanti di commercianti e albergatori, consapevoli del fatto che rischiano di perdere uno dei periodi più fruttuosi di tutto l’anno, almeno per quanto riguarda gli introiti.
Il governo ascolta con attenzione l’appello di Regioni e associazioni ma tentenna di fronte alla richiesta consapevole del fatto che la riapertura degli impianti potrebbe incidere negativamente sulla situazione epidemiologica. Il grande rischio è quello di un lockdown generale dopo le vacanze di Natale.
Le Regioni in pressing sul governo per l’apertura degli impianti sciistici
Il Presidente della Liguria Giovanni Toti chiede un contributo propositivo al governo, chiamato in causa nella battaglia per provare a salvare il salvabile di una stagione sciistica già profondamente compromessa.
Lo stesso Toti si augura che “il Governo voglia condividere con le Regioni i necessari approfondimenti sul piano della collaborazione istituzionale nell’interesse dei cittadini, del tessuto socioeconomico del Paese e nel rispetto delle necessarie regole di prevenzione”.
L’idea dei Presidenti delle Regioni è che per la riapertura degli impianti sciistici si possa arrivare ad un compromesso per tutelare salute ed economia. Altri Paesi europei hanno deciso di aprire le piste anche agli amatori, chiamati a rispettare norme stringenti contro il contagio.
Il contraccolpo economico nel caso in cui non dovesse arrivare il via libera alla stagione turistica invernale
Si uniscono – inevitabilmente – all’appello del governo anche le associazioni degli operatori funiviari e quelle del settore alberghiero e della ristorazione. Secondo in ballo ci sarebbe una cifra vicina al 30% del fatturato. E al crollo del fatturato potrebbe seguire anche un contraccolpo sull’occupazione, con diverse realtà che potrebbero essere costrette a procedere con licenziamenti.