Il Consiglio nazionale del Movimento 5 stelle si riunisce per decidere le sorti del ministro Di Maio.
L’ex capo politico del M5S ormai è un escluso e considerato un dissidente. Il ministro degli Esteri è sotto accusa dal suo stesso partito perché fervente oppositore di Conte e della sua linea anti-governativa. Lo scontro tra l’ex premier e Luigi Di Maio è finito al centro del Consiglio nazionale del Movimento dove i contiani spingono per la cacciata. L’espulsione del capo della Franesina è molto vicina.
Il Consiglio si è concluso con un penultimatum e una nota dura che sa di sfiducia, ma l’espulsione ancora non è stata emessa. Di Maio è considerato colui “che con la sua condotta danneggia tutta la nostra comunità politica” scrive la nota. Il ministro degli esteri ha dichiarato di sentirsi attaccato “con odio e livore” da quello che una volta poteva considerare il suo partito ma ora non si sente più parte da un po’.
Un addio certo ma rimandato
Il ministro critica al M5S “un atteggiamento poco maturo” e “posizioni che mettono in difficoltà il governo”. Difende il governo Draghi e la linea governista Di Maio, dichiarandosi “fortemente europeista e atlantista” all’opposto di quello che dichiara Conte con i suoi in vista dell’incontro con il Parlamento di domani del premier Draghi. Per la giornata di domani i grillini hanno preparato una risoluzione sulle armi.
Anche il fondatore Beppe Grillo si è schierato ma lavandosene le mani e lasciando la patata bollente in mano a Giuseppe Conte. Il garante del M5S si è detto fortemente dispiaciuto per Luigi ma comunque la decisione finale resta alla leadership. Intanto a questa leadership Grillo ha suggerito di ignorare Di Maio, l’ex capo politico del M5S e pupillo di Grillo, perché tanto prima o poi uscirà da solo.
Con Luigi Di Maio potrebbero lasciare il M5S una trentina di parlamentari tra deputati e senatori ma non è nei piani del ministro quello di fondare un altro partito. Ma gli incontri con Sala ci sono stati e Di Maio potrebbe far parte di quei dissidenti stanchi del populismo dei propri partiti a prendere parte al progetto centrista che stanno mettendo su i partiti riformisti di Renzi e Calenda come tanti altri che potrebbero abbandonare le fila dei propri partiti.