La neo ministra del Turismo Daniela Santanché si è detta pronta a lasciare la delega sulle spiagge se c’è conflitto di interessi. Stesso discorso per Crosetto.
Il conflitto di interessi per Daniela Santanché è abbastanza chiaro. La neo ministra del Turismo ha una quota del 24% del Twiga Beach Club, lo stabilimento extralusso (con un fatturato di 4 milioni l’anno) di Briatore in Versilia. La ministra ha detto che non c’è un conflitto di interessi nel suo caso perché non ha cariche e non è nel Cda dell’azienda. Ma Santanché si è spesso schierata contro la direttiva Bolkestein in difesa delle istanze dei balneari.
Questo potrebbe essere un problema per il nuovo governo, quindi, Daniela Santanché ha dichiarato al Corriere della Sera di essere pronta a lasciare la delega sulle spiagge a qualcun altro. A breve arriverà il primo decreto del governo Meloni che contiene deleghe e nomi dei ministeri. Tra i vari dettagli da risolvere ci sono alcune competenze, tra queste quella sui porti centrale per Matteo Salvini che la spunta con il ministro del Mare Musumeci ottenendo porti e coste.
Santanché e Crosetto pronti a lasciare le deleghe
Anche la competenza sulle spiagge fa discutere, per questo Santanché dice che «se ci fosse un problema di opportunità» non avrebbe nulla in contrario a cedere le deleghe sulle spiagge. «Non ho ancora parlato con Meloni ma se decidesse di assegnarle ad altri non avrei obiezioni». Anche Guido Crosetto è nel mirino delle critiche dell’opposizione. Il neo ministro della Difesa è «passato direttamente dalla rappresentanza di interessi di industrie che operano nel settore della difesa al ministero competente», ha detto Conte.
Crosetto è stato presidente dell’Aiad per anni la federazione che riunisce le aziende dell’aerospazio, della sicurezza e della difesa. «Se esistesse un conflitto non potrei fare il ministro, quindi il conflitto non esiste», premette il co-fondatore di Fratelli d’Italia. Ma Greenpeace lo accusa di essere in «gravissimo conflitto di interessi» per essere stato per anni «lobbista di punta dell’industria bellica». Il neo ministro dice di avere tre mesi per cedere tutto. “Le aziende io le chiudo, esco da tutto definitivamente, butto via anni di lavoro. È una scelta dura, ma lo faccio perché servire il mio Paese è l’onore più grande».