Succeduto a Stalin, Nikita Krusciov è stato il leader dell’Unione Sovietica per 11 anni. Dopo la destalinizzazione, è stato protagonista della Crisi di Cuba. E’ morto l’11 settembre 1971.
Mezzo secolo fa scompariva Nikita Krusciov. Era infatti l’11 settembre 1971 quando il 77enne decedeva a causa di un attacco cardiaco.
L’ascesa politica e la Seconda Guerra Mondiale
Nato il 15 aprile 1894 a Kalinovka, nell’oblast di Kursk, nella Russia imperiale (al confine con l’odierna Ucraina), Krusciov combatté nell’Armata Rossa durante la guerra civile. Negli Anni ’30 scalò diverse posizioni di potere, arrivando a far parte del Comitato centrale del Partito Comunista sovietico.
Durante la Seconda Guerra Mondiale servì il suo paese come ufficiale politico, equivalente al grado militare di tenente generale, non nascondendo dissenso rispetto alla strategia di Stalin.
La successione a Stalin
Quando nel 1953 Stalin morì, si scatenò la lotta per la successione all’interno del partito. Il favorito sembrava Berija, ministro degli Interni e capo della polizia segreta. Tuttavia, molti maggiorenti sostennero la candidatura di Krusciov, che divenne segretario generale. Egli avviò la cosiddetta destalinizzazione, denunciando i crimini e smantellando il culto della personalità.
La politica estera di Nikita Krusciov
L’abbondono della politica stalinista portò in un primo momento a quella della “coesistenza pacifica” con gli Stati Uniti. Tuttavia, nel 1962 scoppiò la Crisi di Cuba, allorquando gli americani denunciarono la presenza presso l’isola caraibica di missili balistici sovietici. La conclusione della vicenda portò i “cospiratori”, guidati da Breznev, a forzargli la mano, fino alle dimissioni.