Violente proteste in Papua. Gli scontri sono iniziati dopo un presunto insulto di un insegnante ad uno studente. La polizia smentisce la notizia.
GIACARTA (INDONESIA) – Violente proteste in Papua. Gli scontri – secondo quanto riportato dai media internazionali – sono nate nella giornata di ieri (lunedì 23 settembre n.d.r.) per un presunto insulto di un insegnante ad uno studente. Il docente, infatti, avrebbe detto ‘scimmia’ all’alunno. Una vicenda immediatamente smentita dalla polizia che ha parlato di “una bufala diffusa dai rivoltosi come pretesto“.
Violente proteste in Papua: la ricostruzione
Diversi i video pubblicati su internet per queste violente proteste. Nelle immagini si vedono fiamme nere alzarsi da diversi edifici e numerosi abitanti che difendono abitazioni e negozi armati di machete. La follia si sarebbe mossa dopo l’insulto da parte dell’insegnante allo studente della popolazione indigena di Papua, di etnia di lingua diversa rispetto a quella della maggioranza.
L’immigrazione nella provincia in passato è stata per decenni dalle autorità con la tensione che cresce giorno dopo giorno. Diversi i danni di questi scontri con incendi appiccati a uffici governativi, negozi, case e automobili della città di Warema. E’ stata aperta un’indagine per cercare di risalire ai responsabili di questi incidenti che potrebbero essere ripetuti nei prossimi mesi.
Il bilancio
Il bilancio di questi scontri è molto grave. 26 le persone rimaste uccise mentre altre decine ferite. Ma il numero potrebbe aumentare nelle prossime ore visto che le proteste non sono destinate a finire. La città di Warema è stata distrutta dalle proteste delle popolazioni indigene che hanno reagito ad un presunto insulto da parte di un insegnante ad un alunno.
La polizia ha parlato di una bufala da parte dei cittadini per dare vita alla rivolta anche se non si hanno conferme ufficiali in questo senso. Massima allerta in tutta la zona visto la violenza potrebbe ritornare nelle prossime settimane.
